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La spia perfetta by John le Carré
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bookshelves: inglese, spy-story

È NATA UNA SPIA


John Le Carré e lo schermo: da questo romanzo la BBC ha tratto una serie in sette episodi nel 1987.

Nascita di una spia, più o meno perfetta.
Come essere figlio di un bugiardo, crescere circondato dalla menzogna, dalla falsità, da realtà inventata, farne parte, sviluppare un’attitudine a usare le suddette “doti”, conduca a diventare una spia perfetta, affinché il mondo libero possa dormire tranquillo nel suo letto la notte, mentre le spie, i guardiani segreti lo vegliano con virile amore.


John Le Carré e lo schermo: Park Chan-wook dirige tutti e sei gli episodi della sua prima serie tv. Trasmessa su AMC nel 2018. Michael Shannon risplende.

Le Carré sembra godere da matto nel complicarmi la lettura.
Il racconto che Magnus Pym, la spia perfetta, scrive come forma di diario, o romanzo, o lettera, la ricostruzione della sua storia familiare, con al centro quel gran burlone imbroglione e millantatore di suo padre, un truffatore vero e proprio, un artista del raggiro, è narrato in prima persona, ‘io’ è la voce del narratore. Ma è destinato a suo figlio, e quindi qui e là, davanti e dietro, scappa fuori il ‘tu’; ma poi l’io scrive e racconta di se stesso in terza persona, e in questi casi si arriva a ‘egli’ o ‘lui’ come si dice ormai.
Un esempio:
Io non sono d’accordo. Io dico invece che mi ha quasi ammazzato. Ma Pym no – Pym trovava tutto quanto assolutamente meraviglioso e tendeva il piatto per averne dell’altro.
Io e Pym sono la stessa persona, io è Pym che scrive e racconta a 55 anni – Pym è la stessa persona una quarantina d’anni prima.


John Le Carré e lo schermo: “Our Kind of Traitor – Il traditore tipo”, film del 2016, con un buon cast e la regia della brava Susanna White, che però rimane così così, senza magia.

Se questo non bastasse, la seconda persona singolare, il ‘tu’, non è appannaggio unicamente del figlio Tom: ma anche di Jack, la spia capo. E molto più raramente il narratore si rivolge direttamente al padre.
Se questo non bastasse, ogni tanto fa capolino la prima persona plurale, un ‘noi’ che certo non semplifica le cose: noi chi, caro Le Carré, tu e Tom, o tu e Jack? Tutti insieme? E tuo padre Rick dove lo metti, è anche lui parte della combriccola ‘noi’?.


John Le Carré e lo schermo: nel 2016 la regista danese premio Oscar Susanne Bier dirige la sua prima miniserie tv, “The Night Manager” – il risultato è sotto le mie aspettative, Olivia Colman illumina, ma la Bier sulle scene d’azione mostra mancanza d’esperienza.

Aggiungo che ogni volta che finalmente memorizzavo un nome dei millemillanta personaggi del romanzo, ecco che Le Carré passava al cognome, costringendomi ad altro sforzo. Se mi appropriavo di nome e cognome, Le Carré introduceva l’acronimo o il soprannome.
Per esempio, il protagonista dotato di nome non comune, Magnus, è quasi sempre riferito come Pym, il suo cognome tutto meno che banale (almeno per me che l’Arthur Gordon Pym di Edgard Allan Poe ho divorato negli anni del liceoi insieme alla sua opera omnia), quando non invece per il nick di Titch.
E i soprannomi. E i nomi dei cavalli, delle magioni, dei paesi, delle strade, delle coline, di fiumi laghi e pozze.


John Le Carré e lo schermo: “A Most wanted Man – La spia” di Anton Corbijn del 2014 è un film che mi è piaciuto molto. Una delle ultime tutte splendide interpretazioni di Philip Seymour Hoffman, mai abbastanza compianto.

E una certa qual tendenza all’eccesso di racconto, troppe parole, troppi aggettivi, troppo sostantivi: qualcuno direbbe ‘barocco’, ma a me lo stile barocco piace eccome – questo l’ho trovato stile ‘troppo’, un po’ compiaciuto, e mi verrebbe da dire tronfio.
Allora qualcun altro direbbe rococò, ma a me piace anche il rococò, e quindi, se nessuno si dispiace, io resterei a compiaciuto e tronfio, e troppo.


John Le Carré e lo schermo: “Tinker, Taylor, Soldier, Spy – La talpa” magnifico film diretto dal Tomas Alfredson con Gary Oldman, Benedict Cumberbatch, Colin Firth, Tom Hardy, Mark Strong, John Hurt, Toby Jones, Ciaran Hinds, cast da brividi. 2011

Quando Le Carré si libera un po’ dell’urgenza autobiografica, perché quel padre furfante e farbutto è costruito a specchio sul vero padre dello scrittore, quando le pagine lette hanno ampiamente superato la metà, sono andate oltre le 350, il romanzo comincia finalmente a fluire e diventare saporito: un po’ come un dolce al cucchiaio che sopra è tutta una specie di panna insapore e solo arrivando al fondo regala il gusto.
Il mondo delle spie, quello per cui Le Carré è famoso, quello che l’ha reso celebre scrittore, e quello che cerco nei suoi libri, fa capolino molto molto in là.


John Le Carré e lo schermo: “The Costant Gardner – La cospirazione” diretto dal brasiliano Fernando Meirelles nel 2005, con Ralph Fiennes e Rachel Weisz.

Ma quando succede, quando finalmente si parla di coloro che fanno il lavoro sporco così che gli innocenti possano dormire nei loro letti la notte, la pagina s’illumina. E io comincio a godere, e ritrovo lo scrittore di razza, e gli perdono la noia di quelle prime 370 pagine che ogni tanto avrei volentieri abbandonato.
Ma come posso io abbandonare un libro di Le Carré che mi racconta quel mondo che tanto mi interessa, quello dello spionaggio, sul quale proprio in questo periodo sto facendo anche una specie di ricerca (per quanto io sia interessato ad altro spionaggio, a quello definito deep state)?


John Le Carré e lo schermo: “Il sarto di Panama” diretto da John Boorman nel 2001, con Pierce Brosnan, Geoffrey Rush e Jamie Lee Curtis.

È vero: ho rimpianto molto la snellezza e asciuttezza dei primi romanzi, ho sentito la mancanza di Alec Leamas, la spia che venne dal freddo, e di George Smiley, che individuò la talpa. Ma ho comunque assaporato un lungo finale saporito (circa duecento pagine), una buona storia, che mi ha riconciliato con quell’eterno ‘inizio’.
La spia è perfetta perché sa mentire come e meglio di tutti: ha avuto un maestro illustre. Suo padre.


John Le Carré e lo schermo: “The Russia House” nel 1990 con due attori da brivido, Sean Connery e Michelle Pfeiffer, diretti da Fred Schepisi (però il risultato è così così).

No, non è un pasticcio. Per fare un pasticcio bisogna che prima ci sia ordine. Questa invece è inerzia, questa è la normalità. Quello che una volta era un grande servizio ora è diventato un ibrido inamovibile fatto per metà di burocrati e per metà di predoni, e tutti che usano gli argomenti degli uni per annullare gli altri.


John Le Carré e lo schermo: 1965 - con un salto indietro di parecchi anni, in mezzo diversi altri adattamenti, ecco il primo, “The Spy Who Came In From the Cold – La spia che venne dal freddo” con Richard Burton, regia di Martin Ritt.
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Reading Progress

Started Reading
November 10, 2019 – Finished Reading
November 14, 2019 – Shelved
November 14, 2019 – Shelved as: inglese
November 14, 2019 – Shelved as: spy-story

Comments Showing 1-8 of 8 (8 new)

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message 1: by piperitapitta (new)

piperitapitta Ma li ho visti quasi tutti, devo sbrigarmi a vedere la serie tv!
Anche uno dei romanzi prima o poi mi piacerebbe leggerlo, magari uno non troppo lungo.


Orsodimondo piperitapitta wrote: "Ma li ho visti quasi tutti, devo sbrigarmi a vedere la serie tv!
Anche uno dei romanzi prima o poi mi piacerebbe leggerlo, magari uno non troppo lungo."


Hai ragione, devi sbrigarti, è fresca fresca (andata in onda dal 10 settembre 1979 al 22 ottobre 1979).


message 3: by piperitapitta (new)

piperitapitta Mi riferivo alla seconda, l’altra.


Orsodimondo piperitapitta wrote: "Mi riferivo alla seconda, l’altra."

Ah, intendi The Little Drummer Girl diretta da Park Chan-wook. Questa è solo dell'anno scorso, per te come se fosse appena sfornata (scommetto che devi ancora vedere Sopranos).


message 5: by piperitapitta (new)

piperitapitta Ehm... buona parte, ancora.


Orsodimondo piperitapitta wrote: "Ehm... buona parte, ancora."

Come dire che ti manca l'A B C. I fondamentali. Vergogna.


message 7: by piperitapitta (new)

piperitapitta Verissimo, ma James Gandolfini occupa lo stesso un posto speciale nel mio cuore 😍


Orsodimondo piperitapitta wrote: "Verissimo, ma James Gandolfini occupa lo stesso un posto speciale nel mio cuore 😍"

Non basta. Tocca che ti prepari, che studi.


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