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La frantumaglia
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UN LIBRO CHE ACCOMPAGNA ALTRI LIBRI
Ogni libro è pieno di parole.
Questo in modo particolare. Le parole di questo libro sono così pregnanti, e sature, da sembrare di più. Più parole.
Non posso, non riesco, non voglio aggiungerne altre.
Ecco perché uso le parole di Elena.
Che non è Delia, non è Olga, non è Leda, non è Lila, non è Lenù.
Le parole di Elena, che sono quelle di Delia, di Olga, di Leda, di Lila, di Lenù.
E adesso sono anche le mie.
La sincerità, per quello che mi riguarda, è il tormento e insieme il motore di ogni ricerca letteraria. Si lavora per tutta la vita cercando di fornirsi di strumenti espressivi adeguati. In genere il quesito più urgente per uno scrittore pare che sia: di quali esperienze io so di poter essere la voce, cosa mi sento in grado di raccontare? Ma non è così. È più pressante chiedersi: qual è la parola, il ritmo della frase, la tonalità del periodo adatti alle cose che so? Sembrano domande formali, di stile, tutto sommato secondarie. Eppure sono convinta che senza le parole giuste, senza un lungo addestramento nel combinarle, non viene fuori niente di vivo e di vero. Non basta, come si usa sempre più oggi, dire: sono fatti realmente accaduti, è la mia vita vera, nomi e cognomi sono quelli veri, descrivo proprio i luoghi in cui gli avvenimenti si sono verificati. Una scrittura inadeguata può rendere costituzionalmente falsa la più onesta delle verità biografiche. La verità letteraria non è fondata su nessun patto autobiografico o giornalistico o giuridico. Non è la verità del biografo o del reporter o di un verbale di polizia o di una sentenza di tribunale, non è nemmeno il verosimile di una narrazione costruita con competenza professionale. La verità letteraria è la verità sprigionata esclusivamente dalla parola ben utilizzata, e si esaurisce in tutto e per tutto nelle parole che la formulano. Essa è direttamente proporzionale all’energia che si riesce a imprimere alla frase. E quando funziona non c’è stereotipo, luogo comune, bagaglio consunto della letteratura popolare che le resista. Riesce a rianimare, resuscitare, piegare alle sue necessità ogni cosa.
That's all we have, finally, the words, and they had better be the right ones.
Raymond Carver
Tutte le foto sono di Francesca Woodman, inclusa quest’ultima riprodotta nella copertina del libro.
Ogni libro è pieno di parole.
Questo in modo particolare. Le parole di questo libro sono così pregnanti, e sature, da sembrare di più. Più parole.
Non posso, non riesco, non voglio aggiungerne altre.
Ecco perché uso le parole di Elena.
Che non è Delia, non è Olga, non è Leda, non è Lila, non è Lenù.
Le parole di Elena, che sono quelle di Delia, di Olga, di Leda, di Lila, di Lenù.
E adesso sono anche le mie.
La sincerità, per quello che mi riguarda, è il tormento e insieme il motore di ogni ricerca letteraria. Si lavora per tutta la vita cercando di fornirsi di strumenti espressivi adeguati. In genere il quesito più urgente per uno scrittore pare che sia: di quali esperienze io so di poter essere la voce, cosa mi sento in grado di raccontare? Ma non è così. È più pressante chiedersi: qual è la parola, il ritmo della frase, la tonalità del periodo adatti alle cose che so? Sembrano domande formali, di stile, tutto sommato secondarie. Eppure sono convinta che senza le parole giuste, senza un lungo addestramento nel combinarle, non viene fuori niente di vivo e di vero. Non basta, come si usa sempre più oggi, dire: sono fatti realmente accaduti, è la mia vita vera, nomi e cognomi sono quelli veri, descrivo proprio i luoghi in cui gli avvenimenti si sono verificati. Una scrittura inadeguata può rendere costituzionalmente falsa la più onesta delle verità biografiche. La verità letteraria non è fondata su nessun patto autobiografico o giornalistico o giuridico. Non è la verità del biografo o del reporter o di un verbale di polizia o di una sentenza di tribunale, non è nemmeno il verosimile di una narrazione costruita con competenza professionale. La verità letteraria è la verità sprigionata esclusivamente dalla parola ben utilizzata, e si esaurisce in tutto e per tutto nelle parole che la formulano. Essa è direttamente proporzionale all’energia che si riesce a imprimere alla frase. E quando funziona non c’è stereotipo, luogo comune, bagaglio consunto della letteratura popolare che le resista. Riesce a rianimare, resuscitare, piegare alle sue necessità ogni cosa.
That's all we have, finally, the words, and they had better be the right ones.
Raymond Carver
Tutte le foto sono di Francesca Woodman, inclusa quest’ultima riprodotta nella copertina del libro.
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La frantumaglia.
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Reading Progress
August 24, 2017
–
Started Reading
August 27, 2017
– Shelved
August 27, 2017
– Shelved as:
italiana
August 27, 2017
– Shelved as:
saggistica
August 27, 2017
–
Finished Reading
Comments Showing 1-14 of 14 (14 new)
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newest »
message 1:
by
Dagio_maya
(new)
Aug 29, 2017 04:29AM
Chapeau! Il tuo concetto di verità letteraria mi trova molto d'accordo. Penso che alla base di tutto ci sia un'emozione. Penso che le parole siano strumenti per fare una traduzione di quello che si sente e quello che è il proprio vissuto. Scrivere é fare una buona traduzione. Bellissimo quello che dici nella chiusa sulla forza delle parole che s'imprimono nel tempo! Complimenti davvero. Ora non mi resta che leggere "La frantumaglia" 😉
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Dagio_maya wrote: "Chapeau! Il tuo concetto di verità letteraria mi trova molto d'accordo. Penso che alla base di tutto ci sia un'emozione. Penso che le parole siano strumenti per fare una traduzione di quello che si..."
Grazie!
Però i complimenti vanno tutti a Elena Ferrante: è lei che scrive, che parla – in prima persona perché nella ‘Frantumaglia’ sono raccolte lettere e interviste – io ho fatte mie le sue parole perché le condivido, nel senso più pieno del termine.
E sono parole che evocano tutti i suoi indimenticabili personaggi femminili.
Grazie!
Però i complimenti vanno tutti a Elena Ferrante: è lei che scrive, che parla – in prima persona perché nella ‘Frantumaglia’ sono raccolte lettere e interviste – io ho fatte mie le sue parole perché le condivido, nel senso più pieno del termine.
E sono parole che evocano tutti i suoi indimenticabili personaggi femminili.
Ronit wrote: "Elena's writing is pure, true and sharply accurate like science. Her books are treasures for me."
Indeed!
Indeed!
Irena wrote: "Perché solo quatre stelle? Troppe parole?!)"
Quattro sono sufficienti per me.
Beh, sì, tante parole, tante edizioni, preferisco la sua narrativa, e soprattutto quella di un tempo, "La figlia oscura" è il mio preferito.
Ciò nulla toglie alla lucidità e spietatezza e profondità delle riflessioni che qui, in questo libro, sono contenute.
Quattro sono sufficienti per me.
Beh, sì, tante parole, tante edizioni, preferisco la sua narrativa, e soprattutto quella di un tempo, "La figlia oscura" è il mio preferito.
Ciò nulla toglie alla lucidità e spietatezza e profondità delle riflessioni che qui, in questo libro, sono contenute.
Grazie, Orsodimundo. Io ho letto solo la Trilogia Napolitana ma spero di leggere anche gli altri suoi libri. Vado di cominciare da Figlia Oscura.
Irena wrote: "Grazie, Orsodimundo. Io ho letto solo la Trilogia Napolitana ma spero di leggere anche gli altri suoi libri. Vado di cominciare da Figlia Oscura."
🤗
🤗
Sono stata attratta dalle foto di Francesca Woodman. La mia fotografa preferita, in assoluto. Magari darò una chance al libro. Di Ferrante ho letto solo I giorni dell'abbandono, che ho amato molto anche perché l'ho letto in un periodo particolare della mia vita, in cui si è rivelato una lettura azzeccatissima.
Marina wrote: "Sono stata attratta dalle foto di Francesca Woodman. La mia fotografa preferita, in assoluto. Magari darò una chance al libro. Di Ferrante ho letto solo I giorni dell'abbandono, che h..."
Il Ferrante che preferisco è La figlia oscura. Questo non è un romanzo: sono interviste, lettere, pensieri: a meno che tu non sia una sua fan, si può saltare.
Il Ferrante che preferisco è La figlia oscura. Questo non è un romanzo: sono interviste, lettere, pensieri: a meno che tu non sia una sua fan, si può saltare.