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Guerra by Louis-Ferdinand Céline
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it was amazing

"Certo che è enorme la vita. Ti ci perdi dappertutto."

Grazie al lavoro immenso di traduzione del grandissimo Ottavio Fatica e grazie ad Adelphi che lo ha pubblicato, in libreria ritorna Louis - Ferdinand Céline con l'inedito "Guerra" che per settant'anni è stato chiuso in uno scrittoio e che “riempie un vuoto su un episodio capitale della vita e dell’opera dello scrittore con un romanzo che, pur essendo una prima stesura, è ampiamente rappresentativo della sua scrittura.”

Scrive Ottavio Fatica: “Tradurre Céline, questo Céline, si è rivelato impresa anche più impervia del previsto. Non tanto per le difficoltà quasi scontate: esuberanza lessicale, sconquasso di sintassi, lingua parlata, sporca, neologismi, ricerca di una musica interiore, e molto altro. I romanzi da lui pubblicati subivano diverse riscritture, mirate al perfezionamento di ogni pagina, ogni frase, ogni parola. Ne scaturivano testi che, nelle strutture come nelle singole espressioni, nell’uso stesso dell’interpunzione, erano sì eminentemente idiosincratici ma di una coerenza interna a tutta prova.
Guerra è frutto di una prima stesura di getto, che Céline avrebbe cesellato a lungo, e proprio lo stato non rifinito dell’opera crea difficoltà ulteriori all’atto di tradurre.”

Il romanzo ha una bellezza selvaggia, in cui le atrocità della guerra che deve sopportare Ferdinand sono raccontate senza sconti. Scrive il curatore Pascal Fouché nella postfazione: “«Mi sono beccato la guerra nella testa». Quest’ultima frase del primo foglio del manoscritto ritrovato di Guerra da sola riassume ciò che esso rappresenta nell’esistenza di Louis Destouches e nell’opera di Louis-Ferdinand Céline. Per tutta la vita il medico e scrittore ripeterà di soffrire delle conseguenze di una ferita alla testa ricevuta durante una missione per il suo reggimento il 27 ottobre 1914. Quanto alle ripercussioni della Grande Guerra sull’insieme della sua opera, compresi gli scritti polemici, esse sono state oggetto di numerosi studi. Una confessione come questa: «Adesso sono allenato. Vent’anni, uno impara. Ho l’anima più dura, come un bicipite. Non ci credo più alle scorciatoie» fa pensare che, anche se aveva vent’anni all’epoca degli avvenimenti, Céline scrivesse un ventennio dopo, nel 1934.”

“I due moli sono diventati minuscoli sopra ai cavalloni spumanti, strizzati contro il loro piccolo faro. Dietro, la città si è rattrappita. Poi si è sciolta nel mare. E tutto è precipitato nello scenario delle nuvole e l’enorme spalla del largo. Era finita quella porcheria, aveva [sparso] tutto il suo letamaio di paesaggio la terra di Francia, sotterrato i suoi milioni di assassini purulenti, i suoi boschetti, le sue carogne, le sue città multicacatoi e i suoi infiniti fili di calabroni miriamerde. Non c’era più, il mare aveva preso tutto, ricoperto tutto. Viva il mare! Non vomitavo manco più. Non ci riuscivo più.”

Tutto scompare. Resta solo l'immensità del mare. “Dentro di me avevo tutte le vertigini di una nave. La guerra mi aveva dato un mare pure a me, solo per me, un mare rombante, rumoreggiante assai dentro la testa. Viva la guerra! Anzitutto la costa era finita, giusto una bordura, fina fina, vicinissima a dove molla il vento. A sinistra del pontone laggiù, erano ancora le Fiandre, non si vedevano più.”

Tra 4 e 5 stelle.
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Reading Progress

May 29, 2023 – Started Reading
May 31, 2023 – Shelved
May 31, 2023 – Finished Reading

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