Ubik 2.0's Reviews > Olga

Una vita

Ogni tanto provo a ricercare fra i romanzi pubblicati da Bernhard Schlink l’atmosfera, lo stile, la forza espressiva riscontrata in “A voce alta”, un’opera che a suo tempo mi ha colpito molto, forse anche oltre i suoi meriti oggettivi, per la capacità di coinvolgere emotivamente e psicologicamente, ma l’incanto non sembra funzionare più.

Dei romanzi dell’autore tedesco che ho letto dopo quel colpo di fulmine iniziale, “Olga” è quello che vi si può accostare maggiormente (anche perché diverse altre opere reperibili consistono in polizieschi di scarsa originalità) e per certi versi ripropone alcuni degli elementi che distinguevano il predecessore.

Schlink possiede la proprietà di articolare il romanzo con uno stile apparentemente piatto e descrittivo che tuttavia presenta scarti imprevisti ed improvvisi della narrazione che spostano la funzione del protagonista, il punto di vista di chi partecipa alle vicende narrate, le motivazioni delle azioni, il destino stesso dei personaggi.

Questa operazione si svolgeva in “A voce alta” con una precisa alchimia in grado di conferire un equilibrio finale ad un romanzo di per sé sfuggente e tale da rimescolare e quasi imbrogliare ogni volta le carte sorprendendo e stimolando l’attenzione del lettore: una tecnica forse non innovativa ma esercitata con una particolare appropriatezza e una sensibilità che mi parve fuori dal comune.

In “Olga”, che pone ugualmente al centro della narrazione un personaggio femminile molto ben caratterizzato e accompagnato nelle varie fasi della sua intera esistenza, non si ripete il medesimo effetto: dopo una prima metà che ridesta a sprazzi le sensazioni suscitate dall’altro romanzo, scade in uno scontato romanticismo e in una convenzionale rappresentazione dei sentimenti, soprattutto nella parte “epistolare” che tende a banalizzare gli elementi più originali del racconto, come l’inafferrabile personalità di Herbert, destinatario sfuggente dei messaggi di Olga, scritti o inespressi.