Tutti probabilmente conoscete la storia di Pinocchio e delle sue avventure: un grande classico della letteratura italiana dell’800 scritto da Carlo CoTutti probabilmente conoscete la storia di Pinocchio e delle sue avventure: un grande classico della letteratura italiana dell’800 scritto da Carlo Collodi, dal quale sono stati tratti innumerevoli film d’animazione, lungometraggi e opere teatrali. Ecco, qui però del Pinocchio originale non c’è moltissimo, proprio perché Stassi vuole focalizzare tutta l’attenzione del lettore su Mastro Geppetto, il papà di Pinocchio.
La storia è quella di un anziano falegname che abita in un piccolo villaggio di montagna, un uomo poverissimo e molto solo; un uomo con dei disturbi mentali, che viene costantemente preso in giro dalla gente del paese ed è vittima di tante deprecabili e ingiuste angherie. Mastro Geppetto infatti, all'inizio del romanzo, viene convinto dai propri compaesani che uno speciale tocco di legno, se ben lavorato, potrà finalmente trasformarsi in ciò che lui più desidera e non ha mai potuto avere: un figlio da amare ed accudire.
La penna delicata di Stassi ci travolge con un racconto profondamente triste, ma di grande spessore umano che ci narra di questa figura dall'animo gentile, presa di mira dalla cattiveria di chi gli vive intorno. E’ un romanzo toccante che porta a riflettere sulla solitudine di coloro che, non per propria colpa, vivono ai margini della società, o coloro che semplicemente a causa dell’età cominciano a perdere il lume dela ragione. Che si tratti di malattia o vecchiaia però, il triste declino raccontato dall’autore è quello della dolorante perdita della propria dignità, mentre si sprofonda in un oceano di solitudine, avvolti dalla fredda dimenticanza e dall’afasia della società che ruota intorno a noi.
Il linguaggio utilizzato da Stassi è estremamente curato e profondo, con espressioni poetiche a mio avviso molto belle come “il cielo muffo”, o il verbo “invernarsi”, così come “un cuore duro come un pugno di neve", che rende un’immagine tanto perfetta quanto terribile. E’ un romanzo molto ben scritto e commovente, che culmina in un bellissimo capitolo finale; un capitolo nel quale l’autore spiega i motivi che lo hanno ispirato a narrare questa storia. Consigliatissimo. ...more
“I beati Paoli’ è stata una piacevolissima sorpresa in mezzo a questa estate costellata da variegate letture. Un’avventura straordinaria e coinvol4,5
“I beati Paoli’ è stata una piacevolissima sorpresa in mezzo a questa estate costellata da variegate letture. Un’avventura straordinaria e coinvolgente, con personaggi popolari indimenticabili e un ritmo davvero incalzante che tiene incollati dalla prima all’ultima pagina. Impossibile non sentirsi coinvolti dalle vicissitudini di Blasco, Coriolano, don Raimondo, donna Gabriella, e tantissimi altri personaggi della Sicilia settecentesca. Amori proibiti e amicizie inattese, segreti e intrighi, omicidi e vendette, ma soprattutto tanti, tantissimi colpi di scena: in questo romanzo non manca davvero niente.
Originariamente pubblicato a puntate (ben 239!) sul quotidiano palermitano "Il Giornale di Sicilia" tra il 1909 e il 1910, “I beati Paoli” di Luigi Natoli è senza dubbio uno dei più grandi romanzi storici della letteratura siciliana. La pubblicazione a puntate, pratica assai comune all'epoca, permise da subito un’ampia diffusione dell’opera tra tutti i ceti della popolazione, e grazie al grande successo di pubblico ottenuto, si arrivò già nel 1912 alla pubblicazione del romanzo in un unico volume.
L’avvincente storia è ambientata nella Palermo del XVIII secolo, un periodo caratterizzato da grande fermento sociale e politico. La Sicilia era infatti sotto il dominio borbonico, e la città di Palermo era un luogo di grande disuguaglianza sociale, con una netta divisione tra la nobiltà e le classi più povere. Questo particolare contesto storico fu un terreno fertile per le motivazioni e le azioni dei Beati Paoli, una società segreta che operava per difendere i più deboli e punire i tiranni. Nascosti nei sotterranei della città infatti, i membri della setta agivano come giustizieri, seguendo un rigido codice d'onore basato su lealtà, fratellanza e sacrificio personale. Le operazioni dei Beati Paoli, caratterizzate da metodi segreti e spesso violenti, sono effettivamente il fulcro di questo romanzo, nonché il fil rouge che lega le vite di tutti i personaggi straordinariamente raccontati da Natoli.
Lo stile di scrittura di Luigi Natoli è ricco e dettagliato, caratterizzato da una profonda conoscenza della storia e delle tradizioni siciliane. Natoli utilizza un linguaggio vivace e realistico, capace di evocare atmosfere e paesaggi con grande efficacia. Natoli riesce a intrecciare abilmente la storia dei personaggi con il contesto storico, creando un affresco vivido e coinvolgente della Palermo del XVIII secolo. Attraverso le vicende dei personaggi, Natoli esplora il conflitto tra bene e male, legge e giustizia, potere e resistenza. La setta dei Beati Paoli diventa un simbolo di ribellione contro l'ingiustizia e la corruzione, rappresentando la lotta eterna del popolo contro i soprusi dei potenti.
Un romanzo davvero bellissimo che mi sento di consigliare a tutti! Non fatevi intimidire dalla mole di 1280 pagine, perché è una lettura leggerissima che divorerete in pochissimi giorni. L’opera è disponibile anche in un solo volume, ma devo dire che ho particolarmente apprezzato questa splendida edizione in due volumi proposta dalla casa editrice palermitana Sellerio....more
Premessa: a mio avviso questo romanzo è da consigliare solo ed esclusivamente a chi ama Gabriel García Márquez, e uno stile di scrittura atipico e spePremessa: a mio avviso questo romanzo è da consigliare solo ed esclusivamente a chi ama Gabriel García Márquez, e uno stile di scrittura atipico e sperimentale.
Pubblicato nel 1975, "L'autunno del patriarca" narra la storia del dittatore di uno stato caraibico, ed è un romanzo scritto con uno stile del tutto innovativo, che l'autore ricercò appositamente per distanziare la sua nuova creazione dal colossale successo di "Cent'anni di solitudine".
La storia è quella di un patriarca senza nome: un dittatore sudamericano senza volto, invecchiato e oppresso dalla solitudine del potere assoluto. La trama si sviluppa attraverso cinque "capitoli", ognuno suddiviso in tre parti. Il libro inizia con il ritrovamento del cadavere del Generale e si sviluppa attraverso il racconto dei ricordi di un suddito che analizza il potere e la sua percezione distorta. Il patriarca, nonostante i suoi difetti, incarnati da comportamenti eccessivamente eccentrici e da perverse abitudini per il macabro, è ritratto con compassione, quasi fosse una vittima di se stesso, un carnefice del proprio destino. García Márquez esplora l'ascesa al potere, la consolidazione, il declino e il consumarsi dell'uomo, offrendo una prospettiva totalmente unica sulla crudeltà del potere e la sua influenza sulla società.
Questo romanzo è indubbiamente uno dei libri più difficili che abbia mai letto; lo stile di Márquez infatti, è così sperimentale da mettere in difficoltà anche i lettori più esperti. L'autore ti travolge con un racconto che sembra un flusso di coscienza senza fine, un fiume in piena che travolge ogni cosa. A livello sintattico ci sono interi periodi di 5-6 pagine pieni di subordinate e senza un solo punto; ci sono continui simbolismi, metafore, ossimori e neologismi. Il linguaggio utilizzato dall'autore raggiunge vette elevatissime, ma bisogna essere concentrati per non perdere il filo. La trama è coinvolgente e i contenuti sono a dir poco superlativi: trovo infatti che l'idea di raccontare in questo modo il potere sia una delle più belle e interessanti che la letteratura possa offrirci. Ci tengo pertanto a precisare che le 3 stelle del mio voto sono dovute più che altro alla piacevolezza e alla scorrevolezza del testo, dato che non possiedo le competenze tecniche per giudicare lo stile sperimentale di García Márquez in questo romanzo....more
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