Papa Pio XII: differenze tra le versioni

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==Critiche ed aspetti controversi==
==Critiche ed aspetti controversi==
{{Quote|L'elezione del cardinale Pacelli non è accettata con favore dalla Germania perché egli si è sempre opposto al nazismo|[[Berliner Morgenpost]] (organo del movimento nazista), [[3 marzo]] [[1939]]}}
::<ref>[http://www.floscarmeli.org/modules.php?name=News&file=article&sid=314]</ref>

{{Quote|In una maniera mai conosciuta prima il papa ha ripudiato il Nuovo Ordine Europeo Nazionalsocialista. È vero che il papa non ha mai fatto riferimento al Nazionalsocialismo germanico per nome, ma il suo discorso è un lungo attacco ad ogni cosa che noi sosteniamo ed in cui crediamo ... Inoltre egli ha parlato chiaramente in favore degli ebrei|Rapporto della [[Gestapo]] riportato nel servizio "Judging Pope Pius XII", Inside the Vatican, giugno 1997, p.12}}
::<ref>[http://www.floscarmeli.org/modules.php?name=News&file=article&sid=314]</ref>

Uno dei punti in assoluto più controversi del pontificato di Pacelli è certamente il rapporto della Chiesa cattolica con la Germania nazista da una parte e gli ebrei dall'altra.
Uno dei punti in assoluto più controversi del pontificato di Pacelli è certamente il rapporto della Chiesa cattolica con la Germania nazista da una parte e gli ebrei dall'altra.


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L'antisemitismo della chiesa cattolica, in realtà non puntava alle persecuzioni e allo sterminio (su basi genetiche-materialistiche) ma ad una attenta discriminazione fondata su questioni di carattere prettamente religioso. Infatti se {{quote|per Difesa della razza s'intendesse «totale risanamento della nazione dai germi che tentano corromperla» (anno I, fasc. 6, pag. 48), la dottrina e la religione cattolica non avrebbero nulla da opporre"| ACTES ET DOCUMENTS DU SAINT SIÈGE RELATIFS À LA SECONDE GUERRE MONDIALE, vol. 6, Le Saint Siège et les victimes de la guerre, mars 1939 - décembre 1940, Città del Vaticano, Libreria Editrice Vaticana, 1972, pp. 52-56}}
L'antisemitismo della chiesa cattolica, in realtà non puntava alle persecuzioni e allo sterminio (su basi genetiche-materialistiche) ma ad una attenta discriminazione fondata su questioni di carattere prettamente religioso. Infatti se {{quote|per Difesa della razza s'intendesse «totale risanamento della nazione dai germi che tentano corromperla» (anno I, fasc. 6, pag. 48), la dottrina e la religione cattolica non avrebbero nulla da opporre"| ACTES ET DOCUMENTS DU SAINT SIÈGE RELATIFS À LA SECONDE GUERRE MONDIALE, vol. 6, Le Saint Siège et les victimes de la guerre, mars 1939 - décembre 1940, Città del Vaticano, Libreria Editrice Vaticana, 1972, pp. 52-56}}


=== Alcune testimonianze dal mondo ebraico===
===Bibliografia sui rapporti con il nazismo e la questione ebraica===


{{Quote|Essendo un amante della libertà, quando avvenne la rivoluzione in Germania, guardai con fiducia alle università sapendo che queste si erano sempre vantate della loro devozione alla causa della verità. Ma le università vennero zittite. Allora guardai ai grandi editori dei quotidiani che in ardenti editoriali proclamavano il loro amore per la libertà. Ma anche loro, come le università vennero ridotti al silenzio, soffocati nell'arco di poche settimane. Solo la Chiesa rimase ferma in piedi a sbarrare la strada alle campagne di Hitler per sopprimere la verità. Io non ho mai provato nessun interesse particolare per la Chiesa prima, ma ora provo nei suoi confronti grande affetto e ammirazione, perché la Chiesa da sola ha avuto il coraggio e l'ostinazione per sostenere la verità intellettuale e la libertà morale. Devo confessare che ciò che io una volta disprezzavo, ora lodo incondizionatamente.|Dichiarazione di [[Albert Einstein]] pubblicata da [[Time magazine]], [[23 dicembre]] [[1940]], p.40}}
* Andrea Tornielli, ''Pio XII. Il Papa degli ebrei'', Piemme, 2001;
::<ref>[http://www.floscarmeli.org/modules.php?name=News&file=article&sid=314]</ref>
* Pierre Blet sj, ''Pio XII e la seconda guerra mondiale negli archivi vaticani'', San Paolo, 1999;
* Matteo Napolitano - Andrea Tornielli, ''Il Papa che salvò gli ebrei'', Piemme, 2004;
* [[Giovanni Miccoli]], ''I dilemmi e i silenzi di Pio XII'', Rizzoli, Milano 2000;
* Nel suo recente libro "[[Vincitori e vinti]]" [[Bruno Vespa]] sostiene che le critiche mosse a Pio XII da certi ambienti della [[sinistra_(politica)|sinistra]] non sarebbero dovute al fatto che il Pontefice non ha denunciato pubblicamente la barbarie nazista, ma alla durezza con cui papa Pacelli ha condannato il [[comunismo]] dopo la fine della guerra.
* Marco Aurelio Rivelli. ''«Dio è con noi!». La Chiesa di Pio XII complice del nazifascismo'', Kaos Edizioni 2002, ISBN 88-7953-104-2
* Peter Goldmann, ''Der Vatikan und Hitler. Die geheimen Archive'', Droemer, Ulm 2004
* Gerhard Besier, ''Der heilige Stuhl und Hitler-Duetschland. Die Faszination des Totalitären'', DVA, München 2004;


Il [[20 gennaio]] [[1943]], il rappresentante dell'Agenzia ebraica per la Palestina, Chaim Barlas, dichiarava a monsignor Gustavo Testa, delegato apostolico in [[Egitto]] e [[Palestina]]: {{Quote|La grande opera umanitaria di Sua Santità e l’espressione della sua indignazione contro la persecuzione razziale, sono per noi fonte di conforto per i nostri fratelli}}
*[[John Cornwell (writer)|Cornwell, John]]. (1999). ''[[Hitler's Pope]]: The Secret History of Pius XII''. Viking. ISBN 0670876208. Also see [http://www.amazon.com/gp/sitbv3/reader/ref=sib_dp_pt/102-5122868-5916107?%5Fencoding=UTF8&asin=0140296271#reader-link Amazon Online Reader].
::<ref>[http://www.zenit.org/italian/visualizza.php?sid=3471 Agenzia Zenit, 28/01/2005]</ref>
*[[David G. Dalin|Dalin, Rabbi David G]]. (2005). ''[[The Myth of Hitler's Pope]]: How Pope Pius XII Rescued Jews from the Nazis''. Regnery. ISBN 0895260344.
*[[Peter Kent|Kent, Peter]]. (2002). ''The Lonely Cold War of Pope Pius XII : The Roman Catholic Church and the Division of Europe, 1943-1950.'' Ithaca : McGill-Queen's University Press. ISBN 077352326X
*Marchione, Sr. Margherita. (2000). ''Pope Pius XII: Architect for Peace''. Paulist Press. ISBN 080913912X
*Phayer, Michael. (2000). ''The Catholic Church and the Holocaust, 1930-1965''. Indianapolis: Indiana University Press. ISBN 0-253-33725-9. Also see [Amazon Online Reader].
*Ritner, Carol and Roth, John K., eds. (2002). ''Pope Pius XII and the Holocaust''. New York: Leicester University Press. ISBN 0-7185-0275-2
*Rychlak, Ronald J. (2000). ''Hitler, the War, and the Pope''. Our Sunday Visitor. ISBN 0879732172. Also see [http://www.amazon.com/gp/sitbv3/reader/ref=sib_dp_pt/102-5122868-5916107?%5Fencoding=UTF8&asin=0879732172#reader-link Amazon Online Reader]
*Scholder, Klaus. (1987). ''The Churches and the Third Reich''. London.
*[[Israel Zolli|Zolli, Israel]]. (1997). ''Before the Dawn''. Roman Catholic Books (Reprint edition). ISBN 0912141468. Also see [http://www.amazon.com/gp/sitbv3/reader/ref=sib_dp_pt/102-5122868-5916107?%5Fencoding=UTF8&asin=0912141468#reader-link Amazon Online Reader]
*Zuccotti, Susan. (2000). ''Under his very Windows, The Vatican and the Holocaust in Italy''. New Haven and London: Yale University Press. ISBN 0300084870


Il [[24 settembre]] [[1943]] [[Alex Easterman]], rappresentante britannico del Congresso mondiale ebraico, informa il delegato apostolico a Londra, monsignor [[William Godfrey]], che 4.000 ebrei croati erano stati portati in salvo su un'isola del mare [[Adriatico]]: {{Quote|Sono certo che gli sforzi di Sua Grazia e del Santo Padre hanno permesso di raggiungere questo stupendo risultato}}


Il [[18 febbraio]] [[1944]] [[Amleto Giovanni Cicognani]], delegato apostolico a [[Washington]], riceveva una lettera da parte del rabbino Maurice Perlzweig, direttore politico del Congresso mondiale ebraico. Vi si può leggere: {{Quote|I ripetuti interventi dei Santo Padre in favore delle comunità ebraiche in Europa evocano un profondo sentimento di apprezzamento e gratitudine da parte degli ebrei di tutto il mondo.}}
=== Alcune testimonianze dal mondo ebraico===
::<ref>[http://www.floscarmeli.org/modules.php?name=News&file=article&sid=314]</ref>


Il [[28 febbraio]] [[1944]], il Gran Rabbino di Gerusalemme Isaac Herzog - lo stesso che avrebbe in seguito trasmesso a Pio XII ''una speciale benedizione per suoi sforzi tesi a salvare vite mane fra gli Ebrei durante l'occupazione nazista in Italia'' inviava una lettera al delegato apostolico [[Angelo Roncalli]] nella quale scriveva: {{Quote|Il popolo d'Israele non dimenticherà mai i soccorsi apportati ai suoi sfortunati fratelli e sorelle da parte di Sua Santità ed i Suoi Eminenti Delegati, in uno dei momenti più tristi della nostra storia|ACTES ET DOCUMENTS DU SAINT SIÈGE RELATIFS À LA SECONDE GUERRE MONDIALE, vol. X, Città del Vaticano, Libreria Editrice Vaticana, [[1972]], p.161}}
Il [[20 gennaio]] [[1943]], il rappresentante dell'Agenzia ebraica per la Palestina, Chaim Barlas, dichiarava a monsignor Gustavo Testa, delegato apostolico in [[Egitto]] e [[Palestina]]: {{Quote|''L'atteggiamento altamente umanitario di Sua Santità che ha espresso la sua indignazione contro le persecuzioni, fu una sorgente di conforto notevole per i fratelli''}}{{citazione necessaria}}.


Il [[7 aprile]] [[1944]] il Gran Rabbino di Romani, Alezandru Safran aveva spedito al nunzio apostolico Andrea Cassulo la seguente lettera: {{Quote|Eccellenza, in questi tempi duri i nostri pensieri si volgono più che mai con rispettosa gratitudine a quanto è stato compito dal Sovrano Pontefice in favore degli Ebrei di Romania e della Transnistria. Nelle ore più difficili che noi, Ebrei di Romania, abbiamo passato, l'appoggio generoso della S. Sede, mediante la vostra alta personalità è stato decisivo e salutare. Non ci è facile trovare le giuste parole per esprimere la tenerezza e la consolazione che ci ha causato l'augusto gesto del Sommo Pontefice, che ha voluto offrire un largo sussidio per sollevare le sofferenze degli ebrei deportati che gli erano stati segnalati da Voi dopo la visita in Transnistria. Gli ebrei di Romania non dimenticheranno mai questi fatti di importanza storica. É per questo che ci permettiamo di mettere le nostre speranze in Vostra Eccellenza, che a molte riprese avete saputo trovare nel vostro amore di Dio e del prossimo, le vie più giuste per risparmiare sofferenze immeritate a una Comunità leale e ad esseri innocenti.| [[Civiltà Cattolica]], 1961, III, p. 462}}
Il [[24 settembre]] [[1943]] [[Alex Easterman]], rappresentante britannico del Congresso mondiale ebraico, informa il delegato apostolico a Londra, monsignor [[William Godfrey]], che 4.000 ebrei croati erano stati portati in salvo su un'isola del mare [[Adriatico]]: {{Quote|''Sono certo che gli sforzi di Sua Grazia e del Santo Padre hanno permesso di raggiungere questo stupendo risultato''}}.


Il [[4 giugno]] [[1944]], giorno della liberazione della capitale, il cappellano ebraico della quinta armata americana parlava così agli Ebrei: {{Quote|Senza l’aiuto e l’assistenza del Vaticano e delle autorità ecclesiastiche romane, centinaia di rifugiati e migliaia di ebrei sarebbero stati uccisi prima della liberazione di Roma.}}
Il [[18 febbraio]] [[1944]] [[Amleto Giovanni Cicognani]], delegato apostolico a [[Washington]], riceveva una lettera da parte del rabbino Maurice Perlzweig, direttore politico del Congresso mondiale ebraico. Vi si può leggere: {{Quote|''I ripetuti interventi del Santo Padre in favore delle comunità ebraiche in Europa evocano un profondo sentimento di apprezzamento e gratitudine da parte degli Ebrei di tutto il mondo''}}.
::<ref>[http://www.zenit.org/italian/visualizza.php?sid=3471 Agenzia Zenit, 28/01/2005]</ref>


Il [[7 luglio]] [[1944]] il Jewish News scrive: {{Quote|Risulta sempre più chiaro che gli Ebrei sono stati salvati dentro le mura del Vaticano durante l'occupazione tedesca di Roma}}
Il [[28 febbraio]] [[1944]], il Gran Rabbino di Gerusalemme Isaac Herzog - lo stesso che avrebbe in seguito trasmesso a Pio XII ''una speciale benedizione per suoi sforzi tesi a salvare vite mane fra gli Ebrei durante l'occupazione nazista in Italia'' inviava una lettera al delegato apostolico [[Angelo Roncalli]] nella quale scriveva: {{Quote|''Il popolo d'Israele non dimenticherà mai i soccorsi apportati ai suoi sfortunati fratelli e sorelle da parte di Sua Santità ed i Suoi Eminenti Delegati, in uno dei momenti più tristi della nostra storia''| ACTES ET DOCUMENTS DU SAINT SIÈGE RELATIFS À LA SECONDE GUERRE MONDIALE, vol. X, Città del Vaticano, Libreria Editrice Vaticana, 1972, p. 161}}.


Il [[29 luglio]] [[1945]], il segretario generale del Congresso mondiale ebraico, Leon Kubowitzky, mentre si trovava a Roma, ha voluto ringraziare personalmente il Papa dei suoi interventi offrendo un regalo simbolico (rappresentato da 20.000 dollari che Pio XII stabilisce di devolvere esclusivamente a persone bisognose di stirpe ebraica) al Vaticano in {{Quote|riconoscimento dell'opera svolta dalla Santa Sede per la salvezza degli Ebrei dalle persecuzioni fasciste e naziste''}}
Il [[7 aprile]] [[1944]] il Gran Rabbino di Romani, Alezandru Safran aveva spedito al nunzio apostolico Andrea Cassulo la seguente lettera: {{Quote|''Eccellenza, in questi tempi duri i nostri pensieri si volgono più che mai con rispettosa gratitudine a quanto è stato compito dal Sovrano Pontefice in favore degli Ebrei di Romania e della Transnistria. Nelle ore più difficili che noi, Ebrei di Romania, abbiamo passato, l'appoggio generoso della S. Sede, mediante la vostra alta personalità è stato decisivo e salutare. Non ci è facile trovare le giuste parole per esprimere la tenerezza e la consolazione che ci ha causato l'augusto gesto del Sommo Pontefice, che ha voluto offrire un largo sussidio per sollevare le sofferenze degli ebrei deportati che gli erano stati segnalati da Voi dopo la visita in Transnistria. Gli ebrei di Romania non dimenticheranno mai questi fatti di importanza storica. É per questo che ci permettiamo di mettere le nostre speranze in Vostra Eccellenza, che a molte riprese avete saputo trovare nel vostro amore di Dio e del prossimo, le vie più giuste per risparmiare sofferenze immeritate a una Comunità leale e ad esseri innocenti.''| Civiltà Cattolica, 1961, III, p. 462}}.
::<ref>[http://www.tempi.it/archivio_dett.aspx?idarchivio=959 Lorenzo Cremonesi, Tempi, 28 luglio 1999]</ref>


Il [[2 marzo]] [[1946]], il presidente delle Comunità israelitiche italiane [[Raffaele Cantoni]], intervistato dal quotidiano L'indipendente, dichiarava: {{Quote|La gratitudine imperitura degli Ebrei per quanti si sono adoperati in favore della comunità israelitica italiana è stata solennemente dichiarata dal Congresso. In primo luogo nei riguardi di Pio XII per le prove di umana fratellanza fornite dalla Chiesa cattolica durante gli anni delle persecuzioni e poi in ricordo dei sacerdoti che patirono il carcere e i campi di concentramento e immolarono la loro vita per assistere, in ogni modo, gli Ebrei.}}
Il [[4 giugno]] [[1944]], giorno della liberazione della capitale, il cappellano ebraico della quinta armata americana parlava così agli Ebrei: {{Quote|''Se non fosse stato per il soccorso veramente concreto e sostanziale e l'aiuto dato agli Ebrei dal Vaticano e dalle autorità ecclesiastiche di Roma, centinaia di rifugiati e migliaia di ricercati ebrei sarebbero indubbiamente periti molto prima che Roma fosse liberata''}}{{citazione necessaria}}.


il [[6 maggio]] [[1949]] moriva Abramo Giacobbe Isaia Levi che era stato senatore del Regno d'Italia fino alla promulgazione delle leggi razziali. Nel testamento c'era scritto: {{Quote|Lascio al Pontefice regnante, Pio XII, villa Levi.[...] In segno di riconoscenza, per essere stato preservato dai pericoli della iniqua persecuzione razziale sovvertitrice di ogni rapporto della vita umana e grato della protezione concessagli in quel turbinoso periodo dalle Suore di Maria Bambina.}}
Il [[7 luglio]] [[1944]] il Jewish News scrive: {{Quote|''Risulta sempre più chiaro che gli Ebrei sono stati salvati dentro le mura del Vaticano durante l'occupazione tedesca di Roma''}}.
::<ref>[http://www.30giorni.it/it/articolo.asp?id=2295]</ref>


Nel giugno [[1955]] l'Orchestra Filarmonica d'Israele, in'' tournée'' nelle principali città europee, chiede di poter eseguire un concerto alla presenza di Pio XII {{Quote|in segno di riconoscimento e di gratitudine per l'immensa opera di assistenza umana prodigata da Sua Santità per salvare un gran numero di ebrei durante la seconda guerra mondiale}}
Il [[29 luglio]] [[1945]], il segretario generale del Congresso mondiale ebraico, Leon Kubowitzky, mentre si trovava a Roma, ha voluto ringraziare personalmente il Papa dei suoi interventi offrendo un regalo simbolico (rappresentato da 20.000 dollari che Pio XII stabilisce di devolvere esclusivamente a persone bisognose di stirpe ebraica) al Vaticano in {{Quote|''riconoscimento dell'opera svolta dalla Santa Sede per la salvezza degli Ebrei dalle persecuzioni fasciste e naziste''|Lorenzo Cremonesi, Tempi, 28 luglio 1999}}[http://www.tempi.it/archivio_dett.aspx?idarchivio=959].
::{{citazione necessaria}}


L'[[8 ottobre]] [[1958]], in seguito alla morte del Papa, [[Golda Meir]], ministro degli esteri dello stato d'[[Israele]], afferma: {{Quote|Quando il terribile martirio si abbattè sul nostro popolo, la voce dei Papa si elevò per le sue vittime. La vita dei nostro tempo fu arricchita da una voce che chiaramente parlò circa le grandi verità morali. ( ... ) Piangiamo un grande servitore della pace.|Golda Meir, 8 ottobre 1958}}
Il [[2 marzo]] [[1946]], il presidente delle Comunità israelitiche italiane [[Raffaele Cantoni]], intervistato dal quotidiano L'indipendente, dichiarava: {{Quote|''La gratitudine imperitura degli Ebrei per quanti si sono adoperati in favore della comunità israelitica italiana è stata solennemente dichiarata dal Congresso. In primo luogo nei riguardi di Pio XII per le prove di umana fratellanza fornite dalla Chiesa cattolica durante gli anni delle persecuzioni e poi in ricordo dei sacerdoti che patirono il carcere e i campi di concentramento e immolarono la loro vita per assistere, in ogni modo, gli Ebrei''}}.
::<ref>[http://www.floscarmeli.org/modules.php?name=News&file=article&sid=314]</ref>


[[Elio Toaff]], nella stessa occasione, ricorda {{Quote|Più che in ogni altra occasione, abbiamo avuto l'opportunità di sperimentare la grande compassione e la grande generosità di questo papa durante gli anni della persecuzione e del terrore, quando sembrava non ci fosse per noi più alcuna speranza.}}
il [[6 maggio]] [[1949]] moriva Abramo Giacobbe Isaia Levi che era stato senatore del Regno d'Italia fino alla promulgazione delle leggi razziali. Nel testamento c'era scritto: {{Quote|''Lascio al Pontefice regnante, Pio XII, villa Levi.[...] In segno di riconoscenza, per essere stato preservato dai pericoli della iniqua persecuzione razziale sovvertitrice di ogni rapporto della vita umana e grato della protezione concessagli in quel turbinoso periodo dalle Suore di Maria Bambina''}}.[http://www.30giorni.it/it/articolo.asp?id=2295]
::<ref>[http://www.jewishvirtuallibrary.org/jsource/anti-semitism/piusdef2.html]</ref>


Il [[18 ottobre]] [[1961]] Gideon Hausner, procuratore Generale israeliano nel processo contro Eichmann, dichiara: {{Quote|Il clero italiano aiutò numerosi israeliti e li nascose nei monasteri e il Papa intervenne personalmente a favore di quelli arrestati dai nazisti.}}
Nel giugno [[1955]] l'Orchestra Filarmonica d'Israele, in'' tournée'' nelle principali città europee, chiede di poter eseguire un concerto alla presenza di Pio XII {{Quote|''in segno di riconoscimento e di gratitudine per l'immensa opera di assistenza umana prodigata da Sua Santità per salvare un gran numero di ebrei durante la seconda guerra mondiale''}}. {{citazione necessaria}}
::<ref>[http://www.floscarmeli.org/modules.php?name=News&file=article&sid=314]</ref>


{{Quote|Il mio parere è che il pensare che Pio XII potesse esercitare un influsso su un minorato psichico qual era Hitler poggi sulla base di un malinteso. Se il Papa avesse solo aperto bocca, probabilmente Hitler avrebbe trucidato molti di più dei sei milioni di ebrei che eliminò, e forse avrebbe assassinato centinaia di milioni di cattolici, solo se si fosse convinto di aver bisogno di un tale numero di vittime. Siamo prossimi al 9 novembre, giorno in cui ricorre il venticinquesimo anniversario della Notte dei Cristalli; in tal giorno noi ricorderemo la protesta fiammeggiante che Pio XII elevò a suo tempo. Egli divenne intercessore contro gli orrori che a quel tempo commossero il mondo intero.|Dichiarazione del gran Rabbino di Danimarca, dott. Marcus Melchior, riportata da KNA (agenzia di stampa danese), dispaccio n. 214, [[5 novembre]] [[1963]]}}
Il [[10 ottobre]] [[1958]], in seguito alla morte del Papa, [[Golda Meir]], ministro degli esteri dello stato d'[[Israele]], afferma: {{Quote|''Durante il decennio del terrore nazista, il nostro popolo ha subito un martirio terribile. La voce del Papa si è alzata per condannare i persecutori e per invocare pietà per le vittime''}}.
::<ref>[http://www.floscarmeli.org/modules.php?name=News&file=article&sid=314]</ref>
[[Elio Toaff]], nella stessa occasione, ricorda {{Quote|''Più che in ogni altra occasione, abbiamo avuto l'opportunità di sperimentare la grande compassione e la grande generosità di questo papa durante gli anni della persecuzione e del terrore, quando sembrava non ci fosse per noi più alcuna speranza''}}. [http://www.jewishvirtuallibrary.org/jsource/anti-semitism/piusdef2.html]


Il [[28 febbraio]] [[2001]] il Rabbino David C. Dalin scrive sulle colonne di ''The Weekly Standard'': {{Quote|Fare di Pio XII un bersaglio dei nostri attacchi morali contro i nazisti e presentare il cattolicesimo nelle istituzioni come delegittimato dall'orrore dell'Olocausto, rivela un errore di comprensione storica [...] Pio XII non fu il Papa di Hitler, ma fu il più vicino agli Ebrei nel momento in cui questa vicinanza era importante. [...] Nessun altro Papa è stato così ampiamente lodato dagli Ebrei, e coloro che lo hanno lodato non si erano sbagliati. La loro gratitudine, come quella dell'intera generazione dei sopravvissuti dell'Olocausto, testimonia che Pio XII era, genuinamente e profondamete, un "giusto" delle nazioni.}}
Il [[18 ottobre]] [[1961]] Gideon Hausner, procuratore Generale israeliano nel processo contro Eichmann, dichiara: {{Quote|''Il clero italiano aiutò numerosi israeliti e li nascose nei monasteri e il Papa intervenne personalmente a favore di quelli arrestati dai nazisti''}}.{{citazione necessaria}}


Attestato delle Comunità israelitiche italiane che si trova al Museo della Liberazione in Via Tasso a Roma: {{Quote|Il Congresso dei delegati delle comunità israelitiche italiane, tenutosi a Roma per la prima volta dopo la liberazione, sente imperioso il dovere di rivolgere reverente omaggio alla Santità Vostra, ed esprimere il più profondo senso di gratitudine che anima gli ebrei tutti, per le prove di umana fratellanza loro fornite dalla Chiesa durante gli anni delle persecuzioni e quando la loro vita fu posta in pericolo dalla barbarie nazifascista.}}
Il [[28 febbraio]] [[2001]] il Rabbino David C. Dalin scrive sulle colonne di ''The Weekly Standard'': {{Quote|''Fare di Pio XII un bersaglio dei nostri attacchi morali contro i nazisti e presentare il cattolicesimo nelle istituzioni come delegittimato dall'orrore dell'Olocausto, rivela un errore di comprensione storica [...] Pio XII non fu il Papa di Hitler, ma fu il più vicino agli Ebrei nel momento in cui questa vicinanza era importante. [...] Nessun altro Papa è stato così ampiamente lodato dagli Ebrei, e coloro che lo hanno lodato non si erano sbagliati. La loro gratitudine, come quella dell'intera generazione dei sopravvissuti dell'Olocausto, testimonia che Pio XII era, genuinamente e profondamete, un "giusto" delle nazioni''}}.
::<ref>[http://www.floscarmeli.org/modules.php?name=News&file=article&sid=314]</ref>

Attestato delle Comunità israelitiche italiane che si trova al Museo della Liberazione in Via Tasso a Roma:{{Quote| ''Il Congresso dei delegati delle comunità israelitiche italiane, tenutosi a Roma per la prima volta dopo la liberazione, sente imperioso il dovere di rivolgere reverente omaggio alla Santità Vostra, ed esprimere il più profondo senso di gratitudine che anima gli ebrei tutti, per le prove di umana fratellanza loro fornite dalla Chiesa durante gli anni delle persecuzioni e quando la loro vita fu posta in pericolo dalla barbarie nazifascista''}}.{{citazione necessaria}}


===L'opinione di alcuni storici===
{{P|Come "opinione degli storici" viene riportato un solo studio, tra l'altro controverso, tra i molteplici esistenti e partendo da questo si costruisce un paragrafo interamente non neutrale|religione|settembre 2006|[[utente:Akela|Akela]] | [[Discussioni utente:Akela|(scrivimi)]]|sezione=
{{P|Come "opinione degli storici" viene riportato un solo studio, tra l'altro controverso, tra i molteplici esistenti e partendo da questo si costruisce un paragrafo interamente non neutrale|religione|settembre 2006|[[utente:Akela|Akela]] | [[Discussioni utente:Akela|(scrivimi)]]|sezione=


Secondo l'opinione della Prof. [[Annie Lacroix-Riz]]<ref>[[Annie Lacroix-Riz]], professore di storia contemporanea all’università Paris VII, ''Il Vaticano, l’Europa e il Reich dalla Prima guerra mondiale alla guerre fredda (1914-1955)'', Paris, Armand Colin, 1996, 540 p.</ref> si è a lungo contrabbandata l'idea che Pio XII avesse vissuto un "''dramma interiore di grande intensità''" "''condannandosi''" ad un volontario silenzio riguardo le vittime dello steminio nazista. Secondo la storica francese, la consultazione degli archivi degli anni trenta e quaranta rivelerebbe la virulenza dell'antisemitismo clericale. Lacroix-Riz sostiene che ci fu una participazione al massacro, un rifiuto di soccorso alle vittime ed un eventuale sacco dei beni degli ebrei. Inoltre secondo alcuni bisogna prestare attenzione al [[ratline|salvataggio/riciclaggio dei criminali di guerra]], operazione sulla quale si è incominciato a far luce dopo il 1969.
===L'opinione degli storici===
Secondo l'opinione di Annie Lacroix-Riz, professore di storia contemporanea all’università Paris VII,<ref>Annie Lacroix-Riz, ''Il Vaticano, l’Europa e il Reich dalla Prima guerra mondiale alla guerre fredda (1914-1955)'', Paris, Armand Colin, 1996, 540 p.</ref> si è a lungo contrabbandata l'idea che Pio XII avesse vissuto un "dramma interiore di grande intensità" "condannandosi" ad un volontario silenzio riguardo le vittime dello steminio nazista.<br>
Invece la consultazione degli archivi degli anni trenta e quaranta rivela la virulenza dell'antisemitismo clericale. Quindi la domanda cui bisogna trovare risposta riguarda il motivo della participazione al massacro, del rifiuto di soccorso alle vittime così come dell'eventuale sacco dei beni degli ebrei. Inoltre bisogna prestare attenzione al salvataggio/riciclaggio dei criminali di guerra, operazione in massa sulla quale si è incominciato a far luce dopo il 1969.}}


Tale ricostruzione storica è comunque controversa, così come risulta esserlo la storica citata (cfr. [[:fr:Annie Lacroix-Riz]])
===Il canale dei ratti vaticano===
}}
All'indomani della fine della seconda guerra mondiale centinaia di migliaia di sfollati vittime dei bombardamenti, delle aggressioni naziste, o fuggitivi di fronte all'avanzata dell'[[armata rossa]], gremivano l'[[Europa]] in rovina. Interessata al problema umanitario, la Santa Sede si organizzò per prestare assistenza morale e spirituale a quei derelitti. Confusi tra costoro, vi erano noti [[criminale di guerra|criminali di guerra]], quali [[Klaus Barbie]], [[Adolf Eichmann]], [[Heinrich Mueller]], [[Franz Stangl]] e numerosi altri. In numerose occasioni la Chiesa Cattolica ha accampato la scusa di non sapere nulla.


=== Il canale dei ratti ===
Grazie alle ricerche documentarie<ref>Mark Arrons, John Loftus, ''Unholy Trinity: The Vatican, the Nazis, and the Swiss Banks'', St. Martin's Press, [[1998]]</ref> si è scoperto che gran parte di queste fughe furno organizzate da un alto prelato Rettore dell'Istituto Pontificio Santa Maria dell’Anima: il vescovo [[Alois Hudal]].
{{Vedi anche|Ratline}}
Hudal, esponente filonazista e [[antisemitismo|antisemita]] della Chiesa Cattolica, che durante la guerra aveva il ruolo di Commissario dell'Episcopato dei cattolici tedeschi in Italia e padre confessore della comunità tedesca in Roma, era, inoltre, membro della congregazione vaticana del [[Sant’Uffizio]]. Nel [[1937]] aveva scritto un’apologia del nazismo pubblicata a [[Lipsia]] e a [[Vienna]]: "I fondamenti del nazionalsocialismo", e tale dimostrazione di fede lo aveva reso l'uomo di fiducia di Hitler in Vaticano<ref name=Camarasa>Jorge Camarasa, ''Organizzazione Odessa'', [[Mursia]], [[1998]]</ref>. Nei suoi scritti aveva affermato che «il nazionalsocialismo è una grazia divina». La Chiesa, scriveva Hudal, doveva venire a patti con i nazionalsocialisti "conservatori", in cui egli continuava ad aver fiducia<ref>Peter Godman, ''Hitler e il Vaticano'', Lindau, [[2005]]</ref>.
All'indomani della fine della seconda guerra mondiale centinaia di migliaia di sfollati vittime dei bombardamenti, delle aggressioni naziste, o fuggitivi di fronte all'avanzata dell'[[armata rossa]], gremivano l'[[Europa]] in rovina. Interessata al problema umanitario, la Santa Sede si organizzò per prestare assistenza morale e spirituale a quei derelitti. Confusi tra costoro, vi erano noti [[criminale di guerra|criminali di guerra]], quali [[Klaus Barbie]], [[Adolf Eichmann]], [[Heinrich Mueller]], [[Franz Stangl]] e numerosi altri. In numerose occasioni alcuni esponenti della Chiesa Cattolica avrebbero affermato di non saperne nulla.


Le ricerche documentarie di Arrons e Loftus<ref>[[Mark Arrons]], [[John Loftus]], ''Unholy Trinity: The Vatican, the Nazis, and the Swiss Banks'', St. Martin's Press, [[1998]]</ref> ci dicono che gran parte di queste fughe furono organizzate dal vescovo [[Alois Hudal]].<ref>Hudal era alto prelato Rettore dell'Istituto Pontificio Santa Maria dell’Anima, tuttavia le sue relazioni personali col papa e con gli altri vescovi sono oggetto di controversia</ref>
Nel libro di [[Gitta Sereny]] ''"Into That Darkness: An Examination of Conscience"'', Stangl descrive come il [[cardinale]] Hudal organizzava il suo espatrio approntando e falsificando documenti: passaporto, visti e permessi di lavoro.
Hudal, esponente filonazista e [[antisemitismo|antisemita]] della Chiesa Cattolica, che durante la guerra aveva il ruolo di Commissario dell'Episcopato dei cattolici tedeschi in Italia e padre confessore della comunità tedesca in Roma, era, inoltre, membro della congregazione vaticana del [[Sant’Uffizio]]. Nel [[1937]] aveva scritto un’apologia del nazismo pubblicata a [[Lipsia]] e a [[Vienna]]: "''I fondamenti del nazionalsocialismo''", e tale dimostrazione di fede lo aveva reso l'uomo di fiducia di Hitler in Vaticano<ref name=Camarasa>[[Jorge Camarasa]], ''Organizzazione Odessa'', [[Mursia]], [[1998]]</ref>. Nei suoi scritti aveva affermato che «''il nazionalsocialismo è una grazia divina''». La Chiesa, scriveva Hudal, doveva venire a patti con i nazionalsocialisti "conservatori", in cui egli continuava ad aver fiducia<ref>[[Peter Godman]], ''Hitler e il Vaticano'', Lindau, [[2005]]</ref>.


Nel libro di [[Gitta Sereny]] "''Into That Darkness: An Examination of Conscience''", [[Stangl]] descrive come il [[cardinale]] Hudal organizzò il suo espatrio approntando e falsificando documenti: passaporto, visti e permessi di lavoro.
All'interno dell'[[ODESSA|organizzazione Odessa]], la rete organizzata dalla Chiesa Cattolica, la cosiddetta "via dei ratti", o anche "via dei monasteri" fu, a detta di alcuni storici e dei servizi segreti, la più efficace: secondo le stime, 5.000 esponenti nazisti riuscirono a scappare grazie ai servizi di questa organizzazione<ref name=Camarasa />. La sua sede centrale a Roma era il monastero croato di [[San Girolamo degli Illirici]], alle porte della Città del Vaticano, ove operava monsignor Krunoslav Draganovic coadiuvato dall'[[arcivescovo]] ucraino Ivan Bucko e da numerosi sacerdoti croati<ref name=RivelliDCN>Marco Aurelio Rivelli, ''Dio è con noi!'', Kaos, [[2002]]</ref>. Come i [[servizi segreti]] [[USA|americani]] ebbero modo di scoprire, «molti dei principali criminali di guerra ustascia e collaborazionisti» vivevano nel monastero, che era «pervaso di cellule di militanti [[ustascia]]». Protetti dalla Chiesa cattolica, questi croati si consideravano un governo in esilio. Molti dei ministri del gabinetto croato nascosti a San Girolamo erano fuggiti dal campo di prigionia di [[Afragola]]. Adesso facevano la spola tra il Vaticano e il monastero diverse volte la settimana, in un'auto con tanto di autista e targa diplomatica. «Parte dal Vaticano e scarica i passeggeri all'interno del monastero» affermarono i servizi segreti americani<ref name=UkiG>Uki Goni, ''Operazione Odessa'', [[Garzanti]], [[2003]]</ref>.


All'interno dell'[[ODESSA|organizzazione Odessa]], la cosiddetta "via dei ratti", detta anche "via dei monasteri" fu, a detta di alcuni storici e dei servizi segreti, la più efficace: secondo le stime, 5.000 esponenti nazisti sarebbero riusciti a scappare grazie ai servizi di questa organizzazione<ref name=Camarasa />. Secondo la ricostruzione di Rivelli, la sua sede centrale a Roma sarebbe stata il monastero croato di [[San Girolamo degli Illirici]], alle porte della Città del Vaticano, ove operava monsignor [[Krunoslav Draganovic]] coadiuvato dall'[[arcivescovo]] ucraino [[Ivan Bucko]] e da numerosi sacerdoti croati<ref name=RivelliDCN>[[Marco Aurelio Rivelli]], ''Dio è con noi!'', Kaos, [[2002]]</ref>. Come i [[servizi segreti]] [[USA|americani]] ebbero modo di scoprire, «''molti dei principali criminali di guerra ustascia e collaborazionisti''» vivevano nel monastero, che era «''pervaso di cellule di militanti [[ustascia]]''». Così protetti, questi croati si consideravano un governo in esilio. Molti dei ministri del gabinetto croato nascosti a San Girolamo sembra fossero fuggiti dal campo di prigionia di [[Afragola]]. [[Uki Goni]] afferma che facevano la spola tra il Vaticano e il monastero diverse volte la settimana, in un'auto con tanto di autista e targa diplomatica. «''Parte dal Vaticano e scarica i passeggeri all'interno del monastero''» affermarono i servizi segreti americani<ref name=UkiG>[[Uki Goni]], ''Operazione Odessa'', [[Garzanti]], [[2003]]</ref>.
Collaboratori del vescovo Hudal erano i [[sacerdote|sacerdoti]] cattolici Leopold von Gumppenberg, Bruno Wustenberg (poi promosso [[nunzio apostolico]] in alcuni paesi africani e in [[Olanda]]), Heinemann, e Karl Bayer. Ex-[[paracadutista]] dell'esercito hitleriano, Karl Bayer fuggì dal campo di prigionia di [[Ghedi]], vicino [[Brescia]], grazie all'aiuto del sacerdote cattolico Krunoslav Draganovic<ref name=RivelliDCN /><ref name=RivelliArciv>Marco Aurelio Rivelli, ''L'arcivescovo del genocidio'', Kaos, [[1999]]</ref>. Divenuto esponente del clero cattolico, Bayer fu inserito all'interno dell'organizzazione ecclesiastica che, illegalmente, proteggeva e assisteva gli ex-criminali nazifascisti in fuga, procurando loro falsi documenti, denaro, cibo, lettere, alloggi, e contatti con funzionari tedeschi e del Vaticano, oltre ad impieghi lavorativi nei paesi sudamericani, ove erano destinati. Sia Hudal che Bayer hanno ammesso le loro responsabilità confessando i propri crimini: nelle loro testimonianze i due ecclesiastici sostengono il diretto coinvolgimento di Pio XII e delle gerarchie Vaticano nella vicenda. Bayer era amatissimo da nazisti quali Kops. Intervistato molti anni dopo da Gitta Sereny, ricordò come lui e Hudal avessero aiutato i nazisti con l'appoggio del Vaticano. «Il papa forniva effettivamente denaro a tal scopo; a volte col contagocce, ma comunque arrivava» disse Bayer<ref name=UkiG /><ref>Gitta Sereny, ''In quelle tenebre'', [[Adelphi]], [[1994]]</ref><ref>Juan Maler, ''Frieden, krieg und «frieden»'', Bariloche, [[1987]]</ref><ref name=Phayer>Michael Phayer, ''La chiesa cattolica e l’olocausto'', Newton, Roma, [[2001]];</ref><ref name=RivelliArciv />La storica Gitta Sereny ha ipotizzato che il Vaticano possa aver usato Hudal come capro espiatorio per i suoi stessi sforzi in aiuto dei nazisti in fuga<ref name=Phayer />.


Nella ricostruzione di [[Rivelli]], collaboratori del vescovo Hudal sarebbero stati i sacerdoti cattolici [[Leopold von Gumppenberg]], [[Bruno Wustenberg]] (poi promosso [[nunzio apostolico]] in alcuni paesi africani e in [[Olanda]]), [[Heinemann]], e [[Karl Bayer]]. Ex-[[paracadutista]] dell'esercito hitleriano, Karl Bayer fuggì dal campo di prigionia di [[Ghedi]], vicino [[Brescia]], grazie all'aiuto del sacerdote cattolico [[Krunoslav Draganovic]]<ref name=RivelliDCN /><ref name=RivelliArciv>[[Marco Aurelio Rivelli]], ''L'arcivescovo del genocidio'', [[Kaos]], [[1999]]</ref>. Divenuto esponente del clero cattolico, Bayer sarebbe stato inserito all'interno dell'organizzazione ecclesiastica che, illegalmente, proteggeva e assisteva gli ex-criminali nazifascisti in fuga, procurando loro falsi documenti, denaro, cibo, lettere, alloggi, e contatti con funzionari tedeschi e del Vaticano, oltre ad impieghi lavorativi nei paesi sudamericani, ove erano destinati. Sia Hudal che Bayer hanno ammesso le loro responsabilità confessando i propri crimini: nelle loro testimonianze i due ecclesiastici sostengono il diretto coinvolgimento di Pio XII e delle gerarchie Vaticano nella vicenda. Bayer era amatissimo da nazisti quali [[Kops]]. Intervistato molti anni dopo da [[Gitta Sereny]], ricordò come lui e Hudal avessero aiutato i nazisti con l'appoggio del Vaticano (secondo altri questo era millantato credito). «''Il papa forniva effettivamente denaro a tal scopo; a volte col contagocce, ma comunque arrivava''» disse Bayer<ref name=UkiG /><ref>[[Gitta Sereny]], ''In quelle tenebre'', [[Adelphi]], [[1994]]</ref><ref>[[Juan Maler]], ''Frieden, krieg und «frieden»'', Bariloche, [[1987]]</ref><ref name=Phayer>[[Michael Phayer]], ''La chiesa cattolica e l’olocausto'', [[Newton]], Roma, [[2001]];</ref><ref name=RivelliArciv />La storica [[Gitta Sereny]] ha ipotizzato che il Vaticano possa aver usato Hudal come capro espiatorio per i suoi stessi sforzi in aiuto dei nazisti in fuga<ref name=Phayer />.
Inoltre, il vescovo «Hudal racconterà il proprio attivismo per il "canale dei topi", rivendicherà di avere personalmente contribuito a salvare oltre 1000 "perseguitati", e definirà tutta l'operazione come un "compito svolto per incarico del Vaticano"»<ref name=RivelliArciv />


Inoltre, nel libro di Rivelli leggiamo che il vescovo «''Hudal racconterà il proprio attivismo per il "canale dei topi", rivendicherà di avere personalmente contribuito a salvare oltre 1000 "perseguitati", e definirà tutta l'operazione, secondo le sue parole, come un "compito svolto per incarico del Vaticano"''»<ref name=RivelliArciv />
Secondo Ignacio Klich e Jorge Camarasa: «Se oggi forse è comodo individuare nel vescovo Hudal il principale responsabile delle evasioni, è necessario sottolineare che né la "via dei monasteri" né il suo stesso ruolo durante la guerra sarebbero stati possibili senza il consenso della Santa Sede.»<ref>Ignacio Klich, ''Lo scandalo della dispersione nazista nel terzo mondo'', in ''[[Le Monde Diplomatique]]'', luglio-agosto [[1983]], n. 55-56;</ref><ref name=Camarasa /> Nei rapporti dei servizi segreti americani, che confermano le testimonianze di Hudal e Bayer, sono elencate in dettaglio le responsabilità vaticane e la partecipazione di numerosi religiosi all'attività illegale e clandestina connessa al "Rat Channel"<ref name=UkiG />.

Uki Goni conclude: «L'apertura dell'archivio post bellico della Croce rossa ha finalmente messo la parola fine all'annosa questione se i criminali nazisti furono o meno aiutati dalla chiesa cattolica nella loro fuga in Argentina. Il verdetto che emerge dall'analisi dei suoi documenti, unitamente a quella di altre fonti dell'archivio, è inconfutabile: cardinali quali Montini, Tisserant, e Caggiano organizzarono la fuga dei nazisti; vescovi e arcivescovi quali Hudal, Siri e Berrere attivarono le procedure necessarie; prelati come Draganovic, Heinemann e Domoter firmarono le loro richieste di passaporto. [...] Il confronto incrociato tra le informazioni in esse contenute e i documenti conservati in altri archivi americani, argentini e svizzeri permette di costruire un quadro completo del consapevole coinvolgimento della chiesa cattolica nell’opera di salvataggio dei criminali di guerra»<ref name=UkiG />
Secondo [[Ignacio Klich]] e [[Jorge Camarasa]]: «Se oggi forse è comodo individuare nel vescovo Hudal il principale responsabile delle evasioni, è necessario sottolineare che né la "via dei monasteri" né il suo stesso ruolo durante la guerra sarebbero stati possibili senza il consenso della Santa Sede.»<ref>[[Ignacio Klich]], ''Lo scandalo della dispersione nazista nel terzo mondo'', in ''[[Le Monde Diplomatique]]'', luglio-agosto [[1983]], n. 55-56;</ref><ref name=Camarasa /> Nei rapporti dei servizi segreti americani, che confermerebbero le testimonianze di Hudal e Bayer, sarebbero elencate in dettaglio le responsabilità vaticane e la partecipazione di numerosi religiosi all'attività illegale e clandestina connessa al "Rat Channel"<ref name=UkiG />.
[[Uki Goni]] conclude: «''L'apertura dell'archivio post bellico della [[Croce rossa]] ha finalmente messo la parola fine all'annosa questione se i criminali nazisti furono o meno aiutati dalla chiesa cattolica nella loro fuga in [[Argentina]]. Il verdetto che emerge dall'analisi dei suoi documenti, unitamente a quella di altre fonti dell'archivio, è inconfutabile: cardinali quali [[Montini]], [[Tisserant]], e [[Caggiano]] organizzarono la fuga dei nazisti; vescovi e arcivescovi quali [[Hudal]], [[Siri]] e [[Berrere]] attivarono le procedure necessarie; prelati come [[Draganovic]], [[Heinemann]] e [[Domoter]] firmarono le loro richieste di passaporto. [...] Il confronto incrociato tra le informazioni in esse contenute e i documenti conservati in altri archivi americani, argentini e svizzeri permette di costruire un quadro completo del consapevole coinvolgimento della chiesa cattolica nell’opera di salvataggio dei criminali di guerra.''»<ref name=UkiG />


==[[Enciclica|Encicliche]] di Pio XII ==
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==Riferimenti==
==Riferimenti==
<references/>
<references/>

== Bibliografia ==

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* Pierre Blet sj, ''Pio XII e la seconda guerra mondiale negli archivi vaticani'', San Paolo, 1999;
* Matteo Napolitano - Andrea Tornielli, ''Il Papa che salvò gli ebrei'', Piemme, 2004;
* [[Giovanni Miccoli]], ''I dilemmi e i silenzi di Pio XII'', Rizzoli, Milano 2000;
* Nel suo recente libro "[[Vincitori e vinti]]" [[Bruno Vespa]] sostiene che le critiche mosse a Pio XII da certi ambienti della [[sinistra_(politica)|sinistra]] non sarebbero dovute al fatto che il Pontefice non ha denunciato pubblicamente la barbarie nazista, ma alla durezza con cui papa Pacelli ha condannato il [[comunismo]] dopo la fine della guerra.
* Marco Aurelio Rivelli. ''«Dio è con noi!». La Chiesa di Pio XII complice del nazifascismo'', Kaos Edizioni 2002, ISBN 88-7953-104-2
* Peter Goldmann, ''Der Vatikan und Hitler. Die geheimen Archive'', Droemer, Ulm 2004
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*[[David G. Dalin|Dalin, Rabbi David G]]. (2005). ''[[The Myth of Hitler's Pope]]: How Pope Pius XII Rescued Jews from the Nazis''. Regnery. ISBN 0895260344.
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*Scholder, Klaus. (1987). ''The Churches and the Third Reich''. London.
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*Zuccotti, Susan. (2000). ''Under his very Windows, The Vatican and the Holocaust in Italy''. New Haven and London: Yale University Press. ISBN 0300084870

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Versione delle 16:23, 17 ott 2006

«Nulla è perduto con la pace, tutto può essere perduto con la guerra.»

Template:Papa della chiesa cattolica Pio XII è stato il 260° papa della Chiesa cattolica.

Biografia

Nacque a Roma il 2 marzo 1876 dalla nobildonna Virginia Graziosi e dall'avvocato Filippo Pacelli (1837-1916, nobile di Acquapendente e nobile di Sant’Angelo, decano del collegio degli avvocati vaticani). Il futuro papa fu battezzato con il nome di Maria Giuseppe Giovanni Eugenio Pacelli. Era nipote di Marcantonio Pacelli, fondatore dell’Osservatore Romano.

A partire dal 1894, Pacelli studiò presso il collegio Capranica teologia materia nella quale ottenne il dottorato nel 1901. Nel 1902 divenne dottore anche in diritto in utroque iure: non seguì, tuttavia, la tradizione famigliare dell'avvocatura e nell'aprile del 1899 era stato consacrato sacerdote. Il fratello Francesco proseguì invece la carriera legale e fu giurista per la Santa Sede e uno dei principali negoziatori dei Patti Lateranensi.

A ventitre anni Pacelli entrò in curia, nella Congregazione per gli Affari Ecclesiastici straordinari. In seguito ricoprì varie funzioni all’interno della Segreteria di Stato. Dal 1904 al 1916 fu assistente del cardinale Gasparri. Egli fu inoltre attivo sia come professore di diritto canonico all’Istituto Pontificio Sant’Apollinare e dal 1909 al 1914 didiplomazia ecclesiastica all’Accademia Diplomatica Pontificia. All’epoca risalgono i suoi primi incarichi diplomatici: nel 1916 fu inviato speciale di papa Benedetto XV per mediare tra le parti coinvolte nella prima guerra mondiale.

Nel 1917 Benedetto XV lo consacrò arcivescovo con il titolo in partibus infidelium di Sardi, e lo nominò nunzio apostolico in Baviera; dal 1925 Pacelli fu anche nunzio in Prussia. In tale veste egli concluse i concordati con i due Länder: in Baviera nel 1924, in Prussia nel 1929. Contemporaneamente, dal 1920, fu primo nunzio per l’intera Germania con sede nella nuova nunziatura di Berlino. Durante questi tredici anni Pacelli si avvicinò molto al mondo tedesco e conobbe bene la realtà politica della Repubblica di Weimar.

Pacelli Segretario di Stato

Papa Pio XI lo nominò cardinale il 16 dicembre 1929 e divenne Segretario di Stato il 7 febbraio 1930.

Al fine di regolare le relazioni tra la Santa Sede e gli altri stati e difendere le attività di scuole ed ospedali cattolici, negoziò diversi concordati con il Baden nel 1932, l'Austria nel 1933, la Iugoslavia nel 1935.

Il più discusso tuttavia fu quello firmato a Roma il 20 luglio 1933 con la Germania del cancelliere Adolf Hitler, il Reichskonkordat. Questo concordato, che seguiva di pochissimi giorni la sigla del Patto a quattro, avvenuta sempre a Roma, fu particolarmente discusso in quanto insieme all'altro dava - pochi mesi dopo l'ascesa di Hitler al potere (30 gennaio 1933), la fine di ogni vita democratica in Germania e la proibizione di tutti i partiti politici compreso quello cattolico della Zentrumspartei - ulteriore riconoscimento internazionale al regime nazista.

Secondo molte testimonianze, Pacelli avrebbe ricercato con costanza un concordato sin dal periodo della sua nunziatura, negli anni Venti. Heinrich Brüning, leader del Deutsche Zentrumspartei, partito cattolico di centro, dichiarò nelle sue memorie che Pacelli in occasione di un incontro del 1931 (quando Brüning era cancelliere) avrebbe insistentemente premuto per la dissoluzione dell'accordo di coalizione con il partito socialdemocratico, ponendola quasi come una condizione per la stipula del concordato, ma il cancelliere avrebbe respinto la sollecitazione considerando che il prelato fosse in grave errore di valutazione sulla situazione politica tedesca ed in particolare sul peso del nascente partito nazista.

In ogni caso il concordato, malgrado le apparenti garanzie per la Chiesa e i fedeli tedeschi (che erano state soppresse nell'Ottocento per la kulturekampf), fu sistematicamente violato dai nazisti e Pacelli stesso inviò 55 reclami di violazione nel periodo 1933-1939: la Chiesa cattolica nella Germania nazista avrebbe lamentato di dover agire in condizioni difficili. In effetti i rapporti tra nazismo e chiesa, peggiorarono rapidamente, tanto che papa Pio XI, nel 1937, condannò pubblicamente l'ideologia neopagana dei nazisti con l'enciclica Mit Brennender Sorge.

Pacelli si dimostrò diplomatico capace e fedele alla linea di Pio XI e alla sua crescente opposizizione alla Germania nazista. Egli fu spesso in viaggio sia con una serie di importanti missioni diplomatiche (ad esempio il viaggio negli Stati Uniti nel 1936), sia con la partecipazione a una serie di congressi eucaristici in Ungheria e Argentina, o a manifestazioni religiose a Lourdes o Lisieux, viaggi che gli permisero, tra l'altro, di farsi conoscere dalle gerarchie cattoliche esterne alla Curia Romana.

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Predecessore {{{carica}}} Successore

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Pontificato

Alla morte di Pio XI, diresse il Conclave come Camerlengo, ed il 2 marzo 1939 venne eletto Papa col nome di Pio XII. La fumata bianca venne al terzo scrutinio, dopo solo un giorno di votazione, ed indicò (caso rarissimo) il cardinale che alla vigilia maggiormente era considerato "papabile". Nell'addensamento delle tensioni internazionali, Pacelli era effettivamente il diplomatico più esperto fra i porporati. Era il primo cardinale segretario di stato dopo Clemente IX (1667) e il secondo camerlengo (dopo Leone XIII) ad essere chiamato al Soglio di Pietro.

Dalla Germania giunsero commenti alquanto ostili, che definirono la scelta dei conclavisti viziata da pregiudizio e poco acuta. Pacelli fu definito occulto regista della politica estera del predecessore, e ne fu lamentata ostilità pregiudiziale avverso le forze nazionalsocialiste.

Uno dei primi atti, nell'aprile del 1939, fu la revoca dell'iscrizione all'Index librorum prohibitorum dei libri di Charles Maurras, animatore del gruppo politico antisemita ed anticomunista Action Française; per gli aderenti al gruppo, revocò anche l'interdizione dai sacramenti irrogata regnante il suo predecessore. Più che per l'aspetto antisemita della formazione, da alcuni storici si propende a considerare la pragmatica opportunità di favorire raggruppamenti anticomunisti, dopo che la guerra civile spagnola aveva provato la potenziale caèpacità di aggregazione delle forze marxiste. Secondo altri, comunque, il provvedimento sarebbe stato in linea con una minore riprovazione nei confronti del pregiudizio razziale, in una fase in cui anche l'Italia cominciava a dare qualche applicazione alle sue leggi razziali.

Nella sua prima enciclica Summi pontificatus dello stesso anno attaccò genericamente qualsiasi forma di totalitarismo, però nella seconda guerra mondiale tenne una posizione di neutralità, analogamente a quanto fatto nella prima guerra mondiale da Papa Benedetto XV, anche per salvaguardare l'operato della Chiesa nei vari stati.

Nel dopoguerra combatté l'affermarsi dell'ideologia comunista e in Italia sostenne apertamente sia l'Azione Cattolica sia il partito della Democrazia Cristiana, anche se non sempre condivise le scelte di Alcide De Gasperi, in specie per quanto riguarda il rifiuto dello statista democristiano a qualsiasi rapporto con i partiti di destra. Nel 1949 scomunicò i cattolici che intendessero iscriversi al Partito Comunista Italiano e, a seguito delle persecuzioni nei confronti della Chiesa nei paesi dell'Europa dell'Est, Pio XII scomunicò i capi dei governi di Iugoslavia, Ungheria, Cecoslovacchia, Romania e Polonia.

Nel 1950, la Bolla Papale Munificentissimus Deus definì il dogma dell'assunzione della Vergine Maria.

Nel 1957 con l'enciclica Fidei donum invitò la chiesa intera a riprendere lo slancio missionario soprattutto condividendo i sacerdoti con le giovani chiese.

Morì il 9 ottobre 1958 e gli succedette Papa Giovanni XXIII. Negli anni novanta è stato nominato venerabile, come primo passo nel processo di beatificazione proposto da Papa Giovanni Paolo II.

Critiche ed aspetti controversi

«L'elezione del cardinale Pacelli non è accettata con favore dalla Germania perché egli si è sempre opposto al nazismo»

[1]

«In una maniera mai conosciuta prima il papa ha ripudiato il Nuovo Ordine Europeo Nazionalsocialista. È vero che il papa non ha mai fatto riferimento al Nazionalsocialismo germanico per nome, ma il suo discorso è un lungo attacco ad ogni cosa che noi sosteniamo ed in cui crediamo ... Inoltre egli ha parlato chiaramente in favore degli ebrei»

[2]

Uno dei punti in assoluto più controversi del pontificato di Pacelli è certamente il rapporto della Chiesa cattolica con la Germania nazista da una parte e gli ebrei dall'altra.

Violente polemiche si sono sviluppate intorno al sospetto che Pio XII possa aver avuto un atteggiamento di acquiescenza, o anche di maggior adesione, nei confronti della persecuzione nazista antisemita. Il silenzio della Chiesa sull'Olocausto, ad esempio, è uno dei punti considerati espressivi di una posizione asseritamente compiacente verso Berlino. Dall'altra parte invece si sostiene che i numerosi episodi di intervento a protezione di ebrei in pericolo, oltre che l'operato pre-pontificale di Pio XII, mostrerebbero invece una Chiesa schierata in opposizione al nazismo.

A latere si sono sviluppate interpretazioni storiche che privilegiano la considerazione di un'allure tutto sommato pragmatica della politica estera vaticana, ed anzi l'operato congiunto del papa e del suo più diretto collaboratore Montini sono stati indicati come marcatamente inclini proprio al pragmatismo, in un'ottica di visione di lungo respiro lungamente caratteristica del papato.

A partire dagli anni '50 comincia a svilupparsi in ambienti politico-culturali una critica al pontefice in netta controtendenza rispetto ai numerosi attestati di stima ricevuti precedentemente dagli ambienti ebraici, in seguito a questa critica anche alcuni esponenti autorevoli della comunità ebraica, hanno successivamente criticato Papa Pacelli per non aver denunciato pubblicamente il nazismo e le persecuzioni anti-ebraiche di cui risulta fosse a conoscenza, anche se durante il conflitto la Chiesa protesse le vittime delle persecuzioni razziali, in particolare ebrei, salvandoli dalla deportazione e facilitando la fuga dei rifugiati.

Nel 2005 il Corriere della Sera ha pubblicato un documento datato 20 novembre 1946, che ordinava che i bambini ebrei in Francia, che erano stati battezzati, dovessero essere tenuti in custodia dalla Chiesa; Il documento dichiarava che la decisione "era stata approvata dal Santo Padre". Angelo Roncalli (che sarebbe diventato Papa Giovanni XXIII) ignorò questa direttiva. Due studiosi italiani, Matteo Luigi Napolitano e Andrea Tornielli, hanno confermato l'autenticità del documento, sebbene l'articolo del quotifdiano fosse erroneo, perché il documento proveniva dagli archivi della chiesa cattolica francese, e non da quelli vaticani. Abe Foxman, il direttore nazionale della Lega anti-diffamazione (ADL), ha chiesto a seguito di questa scoperta l'immediata interruzione del processo di beatificazione fino a quando gli archivi segreti del Vaticano e i registri battesimali non verranno aperti allo studio libero. Foxman, un sopravvissuto all'Olocausto che era stato surrettizziamente battezzato dalla sua bambinaia cattolica polacca durante la guerra, ha dovuto subire dopo la guerra una battaglia per l'affidamento analoga a quelle a cui fa pensare il documento.

Secondo altri storici invece (Marco Aurelio Rivelli,"Dio è con noi!».La Chiesa di Pio XII complice del fascismo", Kaos Edizioni):

«l’atteggiamento di Pio XII verso il nazifascismo – affondava le radici nell’indole e nella formazione di Pio XII. Un papa più capo di Stato che pastore, radicalmente ostile al liberalismo, alla democrazia, alla “modernità”, e intenzionato a preservare il potere temporale della Chiesa su società e istituzioni statuali. Un papa dalle forti propensioni antigiudaiche, fiero avversatore del “démone comunista” e ossessionato dallo spettro di una minaccia ebraico-bolscevica capace di distruggere la cristianità. Un papa pronto a subordinare gli imperativi morali e spirituali della religione al pragmatismo e ai tatticismi della politica, pur di salvaguardare gli interessi della Chiesa. Un capo di Stato-sovrano pontefice risoluto a sostenere tutti i possibili baluardi contro il comunismo, nazifascismo compreso.»

L'antisemitismo della chiesa cattolica, in realtà non puntava alle persecuzioni e allo sterminio (su basi genetiche-materialistiche) ma ad una attenta discriminazione fondata su questioni di carattere prettamente religioso. Infatti se

«per Difesa della razza s'intendesse «totale risanamento della nazione dai germi che tentano corromperla» (anno I, fasc. 6, pag. 48), la dottrina e la religione cattolica non avrebbero nulla da opporre"»

Alcune testimonianze dal mondo ebraico

«Essendo un amante della libertà, quando avvenne la rivoluzione in Germania, guardai con fiducia alle università sapendo che queste si erano sempre vantate della loro devozione alla causa della verità. Ma le università vennero zittite. Allora guardai ai grandi editori dei quotidiani che in ardenti editoriali proclamavano il loro amore per la libertà. Ma anche loro, come le università vennero ridotti al silenzio, soffocati nell'arco di poche settimane. Solo la Chiesa rimase ferma in piedi a sbarrare la strada alle campagne di Hitler per sopprimere la verità. Io non ho mai provato nessun interesse particolare per la Chiesa prima, ma ora provo nei suoi confronti grande affetto e ammirazione, perché la Chiesa da sola ha avuto il coraggio e l'ostinazione per sostenere la verità intellettuale e la libertà morale. Devo confessare che ciò che io una volta disprezzavo, ora lodo incondizionatamente.»

[3]

Il 20 gennaio 1943, il rappresentante dell'Agenzia ebraica per la Palestina, Chaim Barlas, dichiarava a monsignor Gustavo Testa, delegato apostolico in Egitto e Palestina:

«La grande opera umanitaria di Sua Santità e l’espressione della sua indignazione contro la persecuzione razziale, sono per noi fonte di conforto per i nostri fratelli»

[4]

Il 24 settembre 1943 Alex Easterman, rappresentante britannico del Congresso mondiale ebraico, informa il delegato apostolico a Londra, monsignor William Godfrey, che 4.000 ebrei croati erano stati portati in salvo su un'isola del mare Adriatico:

«Sono certo che gli sforzi di Sua Grazia e del Santo Padre hanno permesso di raggiungere questo stupendo risultato»

Il 18 febbraio 1944 Amleto Giovanni Cicognani, delegato apostolico a Washington, riceveva una lettera da parte del rabbino Maurice Perlzweig, direttore politico del Congresso mondiale ebraico. Vi si può leggere:

«I ripetuti interventi dei Santo Padre in favore delle comunità ebraiche in Europa evocano un profondo sentimento di apprezzamento e gratitudine da parte degli ebrei di tutto il mondo.»

[5]

Il 28 febbraio 1944, il Gran Rabbino di Gerusalemme Isaac Herzog - lo stesso che avrebbe in seguito trasmesso a Pio XII una speciale benedizione per suoi sforzi tesi a salvare vite mane fra gli Ebrei durante l'occupazione nazista in Italia inviava una lettera al delegato apostolico Angelo Roncalli nella quale scriveva:

«Il popolo d'Israele non dimenticherà mai i soccorsi apportati ai suoi sfortunati fratelli e sorelle da parte di Sua Santità ed i Suoi Eminenti Delegati, in uno dei momenti più tristi della nostra storia»

Il 7 aprile 1944 il Gran Rabbino di Romani, Alezandru Safran aveva spedito al nunzio apostolico Andrea Cassulo la seguente lettera:

«Eccellenza, in questi tempi duri i nostri pensieri si volgono più che mai con rispettosa gratitudine a quanto è stato compito dal Sovrano Pontefice in favore degli Ebrei di Romania e della Transnistria. Nelle ore più difficili che noi, Ebrei di Romania, abbiamo passato, l'appoggio generoso della S. Sede, mediante la vostra alta personalità è stato decisivo e salutare. Non ci è facile trovare le giuste parole per esprimere la tenerezza e la consolazione che ci ha causato l'augusto gesto del Sommo Pontefice, che ha voluto offrire un largo sussidio per sollevare le sofferenze degli ebrei deportati che gli erano stati segnalati da Voi dopo la visita in Transnistria. Gli ebrei di Romania non dimenticheranno mai questi fatti di importanza storica. É per questo che ci permettiamo di mettere le nostre speranze in Vostra Eccellenza, che a molte riprese avete saputo trovare nel vostro amore di Dio e del prossimo, le vie più giuste per risparmiare sofferenze immeritate a una Comunità leale e ad esseri innocenti.»

Il 4 giugno 1944, giorno della liberazione della capitale, il cappellano ebraico della quinta armata americana parlava così agli Ebrei:

«Senza l’aiuto e l’assistenza del Vaticano e delle autorità ecclesiastiche romane, centinaia di rifugiati e migliaia di ebrei sarebbero stati uccisi prima della liberazione di Roma.»

[6]

Il 7 luglio 1944 il Jewish News scrive:

«Risulta sempre più chiaro che gli Ebrei sono stati salvati dentro le mura del Vaticano durante l'occupazione tedesca di Roma»

Il 29 luglio 1945, il segretario generale del Congresso mondiale ebraico, Leon Kubowitzky, mentre si trovava a Roma, ha voluto ringraziare personalmente il Papa dei suoi interventi offrendo un regalo simbolico (rappresentato da 20.000 dollari che Pio XII stabilisce di devolvere esclusivamente a persone bisognose di stirpe ebraica) al Vaticano in

«riconoscimento dell'opera svolta dalla Santa Sede per la salvezza degli Ebrei dalle persecuzioni fasciste e naziste»

[7]

Il 2 marzo 1946, il presidente delle Comunità israelitiche italiane Raffaele Cantoni, intervistato dal quotidiano L'indipendente, dichiarava:

«La gratitudine imperitura degli Ebrei per quanti si sono adoperati in favore della comunità israelitica italiana è stata solennemente dichiarata dal Congresso. In primo luogo nei riguardi di Pio XII per le prove di umana fratellanza fornite dalla Chiesa cattolica durante gli anni delle persecuzioni e poi in ricordo dei sacerdoti che patirono il carcere e i campi di concentramento e immolarono la loro vita per assistere, in ogni modo, gli Ebrei.»

il 6 maggio 1949 moriva Abramo Giacobbe Isaia Levi che era stato senatore del Regno d'Italia fino alla promulgazione delle leggi razziali. Nel testamento c'era scritto:

«Lascio al Pontefice regnante, Pio XII, villa Levi.[...] In segno di riconoscenza, per essere stato preservato dai pericoli della iniqua persecuzione razziale sovvertitrice di ogni rapporto della vita umana e grato della protezione concessagli in quel turbinoso periodo dalle Suore di Maria Bambina.»

[8]

Nel giugno 1955 l'Orchestra Filarmonica d'Israele, in tournée nelle principali città europee, chiede di poter eseguire un concerto alla presenza di Pio XII

«in segno di riconoscimento e di gratitudine per l'immensa opera di assistenza umana prodigata da Sua Santità per salvare un gran numero di ebrei durante la seconda guerra mondiale»

[senza fonte]

L'8 ottobre 1958, in seguito alla morte del Papa, Golda Meir, ministro degli esteri dello stato d'Israele, afferma:

«Quando il terribile martirio si abbattè sul nostro popolo, la voce dei Papa si elevò per le sue vittime. La vita dei nostro tempo fu arricchita da una voce che chiaramente parlò circa le grandi verità morali. ( ... ) Piangiamo un grande servitore della pace.»

[9]

Elio Toaff, nella stessa occasione, ricorda

«Più che in ogni altra occasione, abbiamo avuto l'opportunità di sperimentare la grande compassione e la grande generosità di questo papa durante gli anni della persecuzione e del terrore, quando sembrava non ci fosse per noi più alcuna speranza.»

[10]

Il 18 ottobre 1961 Gideon Hausner, procuratore Generale israeliano nel processo contro Eichmann, dichiara:

«Il clero italiano aiutò numerosi israeliti e li nascose nei monasteri e il Papa intervenne personalmente a favore di quelli arrestati dai nazisti.»

[11]

«Il mio parere è che il pensare che Pio XII potesse esercitare un influsso su un minorato psichico qual era Hitler poggi sulla base di un malinteso. Se il Papa avesse solo aperto bocca, probabilmente Hitler avrebbe trucidato molti di più dei sei milioni di ebrei che eliminò, e forse avrebbe assassinato centinaia di milioni di cattolici, solo se si fosse convinto di aver bisogno di un tale numero di vittime. Siamo prossimi al 9 novembre, giorno in cui ricorre il venticinquesimo anniversario della Notte dei Cristalli; in tal giorno noi ricorderemo la protesta fiammeggiante che Pio XII elevò a suo tempo. Egli divenne intercessore contro gli orrori che a quel tempo commossero il mondo intero.»

[12]

Il 28 febbraio 2001 il Rabbino David C. Dalin scrive sulle colonne di The Weekly Standard:

«Fare di Pio XII un bersaglio dei nostri attacchi morali contro i nazisti e presentare il cattolicesimo nelle istituzioni come delegittimato dall'orrore dell'Olocausto, rivela un errore di comprensione storica [...] Pio XII non fu il Papa di Hitler, ma fu il più vicino agli Ebrei nel momento in cui questa vicinanza era importante. [...] Nessun altro Papa è stato così ampiamente lodato dagli Ebrei, e coloro che lo hanno lodato non si erano sbagliati. La loro gratitudine, come quella dell'intera generazione dei sopravvissuti dell'Olocausto, testimonia che Pio XII era, genuinamente e profondamete, un "giusto" delle nazioni.»

Attestato delle Comunità israelitiche italiane che si trova al Museo della Liberazione in Via Tasso a Roma:

«Il Congresso dei delegati delle comunità israelitiche italiane, tenutosi a Roma per la prima volta dopo la liberazione, sente imperioso il dovere di rivolgere reverente omaggio alla Santità Vostra, ed esprimere il più profondo senso di gratitudine che anima gli ebrei tutti, per le prove di umana fratellanza loro fornite dalla Chiesa durante gli anni delle persecuzioni e quando la loro vita fu posta in pericolo dalla barbarie nazifascista.»

[13]

L'opinione di alcuni storici

Secondo l'opinione della Prof. Annie Lacroix-Riz[14] si è a lungo contrabbandata l'idea che Pio XII avesse vissuto un "dramma interiore di grande intensità" "condannandosi" ad un volontario silenzio riguardo le vittime dello steminio nazista. Secondo la storica francese, la consultazione degli archivi degli anni trenta e quaranta rivelerebbe la virulenza dell'antisemitismo clericale. Lacroix-Riz sostiene che ci fu una participazione al massacro, un rifiuto di soccorso alle vittime ed un eventuale sacco dei beni degli ebrei. Inoltre secondo alcuni bisogna prestare attenzione al salvataggio/riciclaggio dei criminali di guerra, operazione sulla quale si è incominciato a far luce dopo il 1969. Tale ricostruzione storica è comunque controversa, così come risulta esserlo la storica citata (cfr. fr:Annie Lacroix-Riz)

Il canale dei ratti

Lo stesso argomento in dettaglio: Ratline.

All'indomani della fine della seconda guerra mondiale centinaia di migliaia di sfollati vittime dei bombardamenti, delle aggressioni naziste, o fuggitivi di fronte all'avanzata dell'armata rossa, gremivano l'Europa in rovina. Interessata al problema umanitario, la Santa Sede si organizzò per prestare assistenza morale e spirituale a quei derelitti. Confusi tra costoro, vi erano noti criminali di guerra, quali Klaus Barbie, Adolf Eichmann, Heinrich Mueller, Franz Stangl e numerosi altri. In numerose occasioni alcuni esponenti della Chiesa Cattolica avrebbero affermato di non saperne nulla.

Le ricerche documentarie di Arrons e Loftus[15] ci dicono che gran parte di queste fughe furono organizzate dal vescovo Alois Hudal.[16] Hudal, esponente filonazista e antisemita della Chiesa Cattolica, che durante la guerra aveva il ruolo di Commissario dell'Episcopato dei cattolici tedeschi in Italia e padre confessore della comunità tedesca in Roma, era, inoltre, membro della congregazione vaticana del Sant’Uffizio. Nel 1937 aveva scritto un’apologia del nazismo pubblicata a Lipsia e a Vienna: "I fondamenti del nazionalsocialismo", e tale dimostrazione di fede lo aveva reso l'uomo di fiducia di Hitler in Vaticano[17]. Nei suoi scritti aveva affermato che «il nazionalsocialismo è una grazia divina». La Chiesa, scriveva Hudal, doveva venire a patti con i nazionalsocialisti "conservatori", in cui egli continuava ad aver fiducia[18].

Nel libro di Gitta Sereny "Into That Darkness: An Examination of Conscience", Stangl descrive come il cardinale Hudal organizzò il suo espatrio approntando e falsificando documenti: passaporto, visti e permessi di lavoro.

All'interno dell'organizzazione Odessa, la cosiddetta "via dei ratti", detta anche "via dei monasteri" fu, a detta di alcuni storici e dei servizi segreti, la più efficace: secondo le stime, 5.000 esponenti nazisti sarebbero riusciti a scappare grazie ai servizi di questa organizzazione[17]. Secondo la ricostruzione di Rivelli, la sua sede centrale a Roma sarebbe stata il monastero croato di San Girolamo degli Illirici, alle porte della Città del Vaticano, ove operava monsignor Krunoslav Draganovic coadiuvato dall'arcivescovo ucraino Ivan Bucko e da numerosi sacerdoti croati[19]. Come i servizi segreti americani ebbero modo di scoprire, «molti dei principali criminali di guerra ustascia e collaborazionisti» vivevano nel monastero, che era «pervaso di cellule di militanti ustascia». Così protetti, questi croati si consideravano un governo in esilio. Molti dei ministri del gabinetto croato nascosti a San Girolamo sembra fossero fuggiti dal campo di prigionia di Afragola. Uki Goni afferma che facevano la spola tra il Vaticano e il monastero diverse volte la settimana, in un'auto con tanto di autista e targa diplomatica. «Parte dal Vaticano e scarica i passeggeri all'interno del monastero» affermarono i servizi segreti americani[20].

Nella ricostruzione di Rivelli, collaboratori del vescovo Hudal sarebbero stati i sacerdoti cattolici Leopold von Gumppenberg, Bruno Wustenberg (poi promosso nunzio apostolico in alcuni paesi africani e in Olanda), Heinemann, e Karl Bayer. Ex-paracadutista dell'esercito hitleriano, Karl Bayer fuggì dal campo di prigionia di Ghedi, vicino Brescia, grazie all'aiuto del sacerdote cattolico Krunoslav Draganovic[19][21]. Divenuto esponente del clero cattolico, Bayer sarebbe stato inserito all'interno dell'organizzazione ecclesiastica che, illegalmente, proteggeva e assisteva gli ex-criminali nazifascisti in fuga, procurando loro falsi documenti, denaro, cibo, lettere, alloggi, e contatti con funzionari tedeschi e del Vaticano, oltre ad impieghi lavorativi nei paesi sudamericani, ove erano destinati. Sia Hudal che Bayer hanno ammesso le loro responsabilità confessando i propri crimini: nelle loro testimonianze i due ecclesiastici sostengono il diretto coinvolgimento di Pio XII e delle gerarchie Vaticano nella vicenda. Bayer era amatissimo da nazisti quali Kops. Intervistato molti anni dopo da Gitta Sereny, ricordò come lui e Hudal avessero aiutato i nazisti con l'appoggio del Vaticano (secondo altri questo era millantato credito). «Il papa forniva effettivamente denaro a tal scopo; a volte col contagocce, ma comunque arrivava» disse Bayer[20][22][23][24][21]La storica Gitta Sereny ha ipotizzato che il Vaticano possa aver usato Hudal come capro espiatorio per i suoi stessi sforzi in aiuto dei nazisti in fuga[24].

Inoltre, nel libro di Rivelli leggiamo che il vescovo «Hudal racconterà il proprio attivismo per il "canale dei topi", rivendicherà di avere personalmente contribuito a salvare oltre 1000 "perseguitati", e definirà tutta l'operazione, secondo le sue parole, come un "compito svolto per incarico del Vaticano"»[21]

Secondo Ignacio Klich e Jorge Camarasa: «Se oggi forse è comodo individuare nel vescovo Hudal il principale responsabile delle evasioni, è necessario sottolineare che né la "via dei monasteri" né il suo stesso ruolo durante la guerra sarebbero stati possibili senza il consenso della Santa Sede.»[25][17] Nei rapporti dei servizi segreti americani, che confermerebbero le testimonianze di Hudal e Bayer, sarebbero elencate in dettaglio le responsabilità vaticane e la partecipazione di numerosi religiosi all'attività illegale e clandestina connessa al "Rat Channel"[20]. Uki Goni conclude: «L'apertura dell'archivio post bellico della Croce rossa ha finalmente messo la parola fine all'annosa questione se i criminali nazisti furono o meno aiutati dalla chiesa cattolica nella loro fuga in Argentina. Il verdetto che emerge dall'analisi dei suoi documenti, unitamente a quella di altre fonti dell'archivio, è inconfutabile: cardinali quali Montini, Tisserant, e Caggiano organizzarono la fuga dei nazisti; vescovi e arcivescovi quali Hudal, Siri e Berrere attivarono le procedure necessarie; prelati come Draganovic, Heinemann e Domoter firmarono le loro richieste di passaporto. [...] Il confronto incrociato tra le informazioni in esse contenute e i documenti conservati in altri archivi americani, argentini e svizzeri permette di costruire un quadro completo del consapevole coinvolgimento della chiesa cattolica nell’opera di salvataggio dei criminali di guerra.»[20]

Encicliche di Pio XII

Successione apostolica

Riferimenti

  1. ^ [1]
  2. ^ [2]
  3. ^ [3]
  4. ^ Agenzia Zenit, 28/01/2005
  5. ^ [4]
  6. ^ Agenzia Zenit, 28/01/2005
  7. ^ Lorenzo Cremonesi, Tempi, 28 luglio 1999
  8. ^ [5]
  9. ^ [6]
  10. ^ [7]
  11. ^ [8]
  12. ^ [9]
  13. ^ [10]
  14. ^ Annie Lacroix-Riz, professore di storia contemporanea all’università Paris VII, Il Vaticano, l’Europa e il Reich dalla Prima guerra mondiale alla guerre fredda (1914-1955), Paris, Armand Colin, 1996, 540 p.
  15. ^ Mark Arrons, John Loftus, Unholy Trinity: The Vatican, the Nazis, and the Swiss Banks, St. Martin's Press, 1998
  16. ^ Hudal era alto prelato Rettore dell'Istituto Pontificio Santa Maria dell’Anima, tuttavia le sue relazioni personali col papa e con gli altri vescovi sono oggetto di controversia
  17. ^ a b c Jorge Camarasa, Organizzazione Odessa, Mursia, 1998
  18. ^ Peter Godman, Hitler e il Vaticano, Lindau, 2005
  19. ^ a b Marco Aurelio Rivelli, Dio è con noi!, Kaos, 2002
  20. ^ a b c d Uki Goni, Operazione Odessa, Garzanti, 2003
  21. ^ a b c Marco Aurelio Rivelli, L'arcivescovo del genocidio, Kaos, 1999
  22. ^ Gitta Sereny, In quelle tenebre, Adelphi, 1994
  23. ^ Juan Maler, Frieden, krieg und «frieden», Bariloche, 1987
  24. ^ a b Michael Phayer, La chiesa cattolica e l’olocausto, Newton, Roma, 2001;
  25. ^ Ignacio Klich, Lo scandalo della dispersione nazista nel terzo mondo, in Le Monde Diplomatique, luglio-agosto 1983, n. 55-56;

Bibliografia

  • Andrea Tornielli, Pio XII. Il Papa degli ebrei, Piemme, 2001;
  • Pierre Blet sj, Pio XII e la seconda guerra mondiale negli archivi vaticani, San Paolo, 1999;
  • Matteo Napolitano - Andrea Tornielli, Il Papa che salvò gli ebrei, Piemme, 2004;
  • Giovanni Miccoli, I dilemmi e i silenzi di Pio XII, Rizzoli, Milano 2000;
  • Nel suo recente libro "Vincitori e vinti" Bruno Vespa sostiene che le critiche mosse a Pio XII da certi ambienti della sinistra non sarebbero dovute al fatto che il Pontefice non ha denunciato pubblicamente la barbarie nazista, ma alla durezza con cui papa Pacelli ha condannato il comunismo dopo la fine della guerra.
  • Marco Aurelio Rivelli. «Dio è con noi!». La Chiesa di Pio XII complice del nazifascismo, Kaos Edizioni 2002, ISBN 88-7953-104-2
  • Peter Goldmann, Der Vatikan und Hitler. Die geheimen Archive, Droemer, Ulm 2004
  • Gerhard Besier, Der heilige Stuhl und Hitler-Duetschland. Die Faszination des Totalitären, DVA, München 2004;

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