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Le coppie Lgbt+ di tutto il mondo possono sposarsi nello Utah via Zoom

Una norma pensata per agevolare le unioni ai tempi del Covid-19 è la salvezza per le persone queer che non possono celebrare le nozze nel proprio Paese
Le coppie Lgbt+ di tutto il mondo possono sposarsi nello Utah via Zoom

Uno degli stati più conservatori è la terra promessa della comunità Lgbt+. Paradossale ma vero perché, grazie a una norma in vigore dall'inizio della pandemia Covid-19, lo Utah è lo Stato che consente alle coppie omosessuali di sposarsi online a fronte di una spesa irrisoria.

Negli Stati Uniti il matrimonio è legale se la licenza dell'unione e la cerimonia nuziale sono registrate presso la contea in cui si è celebrato il rito. Dal gennaio 2020, però, nella contea di Utah l'intero processo si può svolgere online, con un officiante locale che celebra le nozze. L'idea è nata su richiesta dei residenti che durante l'emergenza sanitaria del 2020 hanno dovuto rimandare il matrimonio, con l'opzione digitale che è rientrata così nel piano di modernizzazione dell'amministrazione locale.

All'inizio sono state proprio le coppie dello Stato a sfruttare la celebrazione su Zoom, poi la tendenza si è allargata agli altri Stati per travalicare in seguito i confini nazionali. Poter sancire l'unione con la persona amata senza doversi muovere da casa, spendendo appena 100 dollari e potendo invitare un numero illimitato di amici e parenti, si è rivelata una soluzione concreta, allettante e conveniente in un periodo storico senza precedenti. Anche e soprattutto perché nello Utah ci si può sposare senza residenza e cittadinanza.

Oltre che vantaggioso, per tante coppie rimaste a lungo separate per l'impossibilità di viaggiare, il matrimonio su Zoom è stato salvifico. Dopo la cerimonia online, una attivista cinese che vive nel Regno Unito da anni ha potuto richiedere un visto per ricongiungersi con la sua dolce metà che non vedeva da un anno, in quanto impossibilitata a lasciare la Cina. "È stato come vedere un raggio di luce in un periodo in cui ci sentivamo disperate", ha detto al Rest of World la 28enne nota come Qiubai.

A cavalcare l'onda dello Utah, poi, sono state soprattutto coppie dello stesso sesso, in particolare quelle che vivono in Paesi in cui l'unione omosessuale è proibita dalla legge (l'Italia è tra questi). L'opportunità è stata colta al balzo da parecchie coppie cinesi e di Hong Kong, tanto che la contea dello Utah conta più di 200 matrimoni tra omosessuali cinesi officiati nel corso degli ultimi 24 mesi.

Uno scenario prevedibile, poiché la Cina è il Paese che ha adottato la strategia meno tollerante per frenare i contagi da Covid-19, con restrizioni severe che hanno bloccato a lungo e scoraggiano tuttora gli spostamenti verso l'estero. Senza dimenticare che le condizione lì sono molto dure per la comunità Lgbt+: oltre alla cancellazione a tempo indeterminato dello Shanghai Pride, l'evento queer più noto e longevo nel Paese, lo scorso anno WeChat ha chiuso tanti account di persone omosessuali, mentre la censura cala la mannaia su film e serie tv che trattano il tema (da Friends a Bohemian Rhapsody).

Per evitare le maglie governative, inoltre, le agenzie nate per agevolare le unioni omosessuali in formato digitale dello Utah sono costrette a registrare l'attività in altri Paesi e a utilizzare un linguaggio in codice per diffondere l'opportunità sui social media, dove termini come 'omosessuale' e 'lesbica' richiamano subito le attenzioni delle piattaforma. In tal modo, la Next Chapter ha permesso a oltre 100 coppie di Hong Kong di sposarsi, con una divisione quasi precisa tra matrimoni digitali con molti invitati e coppie che preferiscono invece agire quasi in segreto. Tra chi ha scelto le nozze online c'è Raymond Chan, il primo legislatore di Hong Kong a essersi dichiarato gay.

Se ora un buon numero di richieste all'amministrazione dello Utah arriva anche dalle Filippine, altro Paese in cui non è possibile contrarre matrimonio per le coppie omosessuali, l'iniziativa ha attirato l'interesse pure di coppie azere, danesi, keynote, islandesi ed estoni, ma soprattutto israeliane. In questo caso non si tratta solo di persone dello stesso sesso, ma anche di unioni tra chi che non desidera celebrare un matrimonio religioso, l'unico previsto dalle norme di Israele. Per uomini e donne che professano religioni diverse, che sono atei o comunque lontani dall'ebraismo, sposarsi all'estero e poi registrare il matrimonio in patria è pressoché obbligatorio.

Nonostante la netta predominanza nello Utah del mormonismo, fortemente contrario alle coppie gay, all'omonima contea non interessa come sia composta la coppia. Tanto che l'amministrazione ha deciso di ampliare sia il personale del team dedicato alle unioni digitali, sia l'orario lavorativo, poiché ha intenzione di proseguire e mantenere attivo a lungo il servizio di matrimoni a distanza.

(Foto: Unsplash, Sofia Hernandez).

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